4 aprile 2007

Il segreto di Pulcinella

Ma lo sapevate che Bartolo Pellegrino è un mafioso? Ma va'? E dire che tutti nella fedele destra e nella buonista sinistra trapanese raramente ne hanno messo in discussione l'integrità! E intanto stamattina, appena ho messo piede in redazione, una bella notiza fa cominciare bene la giornata:

Il leader di Nuova Sicilia arrestato per mafia
Bartolo Pellegrino in manette
Gestiva gli appalti per la mafia
Stamattina l'operazione ha coinvolto anche alcuni imprenditori, già accusati in passato di collusioni con cosa nostra, e il capomafia Francesco Pace. Pellegrino è stato accusato anche di prendere accordi con la mafia per candidare uomini vicini all'organizzazione criminale. Arrestato anche Francesco Nasca, che come responsabile della gestione dei beni confiscati a cosa nostra, li "pilotava" tentando di restituirli ai boss. Le indagini proseguono, e coinvolgono altri uomini politici e professionisti già raggiunti da avvisi di garanzia

Arresti eclatanti a Trapani questa mattina. In manette il politico Bartolo Pellegrino, leader e fondatore del movimento Nuova Sicilia ed ex vicepresidente della Regione, Francesco Nasca, attualmente direttore dell’Agenzia del demanio, ed alcuni imprenditori locali. Gli ordini di custodia cautelare sono stati eseguiti nell’ambito dell’inchiesta “Mafia e appalti”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e condotta dalla Squadra mobile di Trapani. I provvedimenti sono stati emessi su richiesta dei sostituti procuratori Gaetano Paci e Andrea Tarondo.
L'indagine, condotta grazie anche all’uso di intercettazioni ambientali, va a toccare uomini del capomafia trapanese Francesco Pace e del super boss Matteo Messina Denaro. A Pace è stato notificato un provvedimento cautelare in carcere all’interno della stessa inchiesta. Per favorire i potenti mafiosi, gli arrestati avrebbero pilotato appalti e assegnazioni persino di beni confiscati alla mafia stessa.

Le accuse al politico. Per Pellegrino, 73 anni, ex socialista, l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Secondo gli investigatori, inoltre, il politico avrebbe concordato con i boss l'individuazione di possibili candidati a elezioni politiche, ma anche l'aggiudicazione di gare d'appalto, come quella per i lavori della funivia Trapani-Erice.
Per gli inquirenti, Pellegrino avrebbe inoltre fornito un supporto costante e sistematico a favore degli interessi della mafia nell’edilizia, facendo “mercimonio delle proprie funzioni di assessore”, riferendosi al periodo in cui era assessore regionale al Territorio e Ambiente. In particolare, l'ex vice-presidente della regione avrebbe accettato una somma di denaro da parte del boss Francesco Pace, da Antonino Birrittella (imprenditore arrestato per mafia due anni fa, ex presidente del Trapani Calcio e adesso collaboratore di giustizia) e dall'imprenditore Vito Agugliaro. L'affare riguardava un ampio programma edilizio della società Mediterranea Costruzioni (cui Augugliaro era interessato) che si doveva attuare nel quartiere Villa Rosina a Trapani. Il progetto prevedeva la costruzione di 600 appartamenti e la cui realizzazione sarebbe stata garantita da Pellegrino, che avrebbe richiesto 500 euro per appartamento. Lo stesso ultimo piano regolatore, che ha trasformato il territorio in edificabile, è stato fortemente appoggiato dal leader di Nuova Sicilia.
Gli inquirenti avrebbero accertato rapporti continui e reiterati tra Pellegrino e mafiosi locali tra cui Filippo Coppola, Francesco Bica e Francesco Orlando, questo ultimo già segretario particolare del politico.
Pellegrino aveva recentemente ufficializzato la lista per le elezioni amministrative della città, che avrebbe visto unite Nuova Sicilia e la Nuova DC di Rotondi. Aveva espresso “appoggio incondizionato al sindaco Fazio”, ma non al candidato del centrodestra nel comune di Erice, Ignazio Sanges, ritenuto “non un buon sindaco”.

Gli imprenditori arrestati. L'indagine condotta dalla Squadra mobile di Trapani ha messo in luce uno spaccato dettagliato del controllo mafioso sia nel sistema imprenditoriale che in quello amministrativo del capoluogo, attuato essenzialmente attraverso la capillare riscossione del pizzo imposto agli imprenditori aggiudicatari di gare di appalto pubbliche.
Anche l’imprenditore quarantaseienne Vito Mannina figura tra gli arrestati, insieme a Michele Martines, di 37 anni, e Mario Sucamele, di 52. A Mannina sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di dieci milioni di euro dalla polizia di Stato. Il provvedimento è stato emesso dal gip Antonella Consiglio e riguarda quote sociali, impianti industriali di calcestruzzo e beni aziendali delle società “Mannina Vito Srl”, la “Calcestruzzi e Asfalti Mannina Srl” e la "Asfalti Sicilia Srl", tutte con sede a Valderice. Mannina già nel novembre del 2005 ha ricevuto un avviso di garanzia sempre con l’accusa di associazione mafiosa, insieme a Pace e Birittella.

Come i beni confiscati ritornavano ai boss. Secondo gli inquirenti questi ultimi avrebbero chiesto a Francesco Nasca di mettere in liquidazione ad un prezzo inferiore al suo valore o di affidarla in gestione ad un privato la Calcestruzzi Ericina confiscata al boss Vincenzo Virga. Nasca a quel tempo era responsabile del servizio preposto alla gestione ed alla destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose. Pilotando i beni confiscati alla mafia, riusciva a “rigirarli” nuovamente ai boss o a uomini a loro vicini. Come è il caso di Mannina, che (approfittando anche del rallentamento di procedure aministrative predisposto da Nasca) avrebbe acquistato a basso prezzo proprio la Calcestruzzi Ericina, aggiungendola alle sue numerose imprese edili. La vicenda era stata segnalata alla polizia dall'ex prefetto di Trapani, Fulvio Sodano, che è stato poi trasferito sotto un coro di polemiche.

Proseguono le indagini. Da quanto si apprende, sono ancora in corso indagini che coinvolgono imprenditori e funzionari pubblici ritenuti responsabili di vari episodi di corruzione e turbativa di appalti pubblici. Vi sono anche altri politici che risultano indagati dai pm della Dda di Palermo. L'inchiesta coinvolge anche professionisti trapanesi nei confronti dei quali sono state emessi vari avvisi di garanzia.

Marco Rizzo (4 aprile 2007)

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