31 luglio 2008

Le colpe dei padri, dei figli, e degli "zii"

Finalmente l'inchiesta "Mafia e Appalti 2" arriva a toccare ufficialmente anche l'onorevole deputato dell'Ars Paolo Ruggirello.
''Cosa nostra, nel 2001, in occasione delle elezioni comunali di Erice, avrebbe pilotato voti in favore del candidato Paolo Ruggirello, attuale deputato regionale dell'Mpa''. Lo ha detto oggi in aula l'ispettore di polizia Nicolo' Palmeri, deponendo come teste dell'accusa davanti ai giudici del tribunale di Trapani nell'ambito del processo scaturito dall'inchiesta ''Mafia e Appalti 2'', che vede imputato, tra gli altri, l'ex assessore regionale al Territorio, Bartolo Pellegrino. Durante la deposizione in aula, l'ispettore ha poi fatto riferimento alle elezioni comunali del 2003 a Valderice. In quell'occasione, ha ricordato l'investigatore, negli uffici dell'imprenditore valdericino Tommaso Coppola (oggi in carcere a seguito di una condanna in primo grado per associazione mafiosa), era presente Bartolo Pellegrino, ''e concordarono di puntare sul candidato a sindaco Mario Sugameli del centrodestra''. Le elezioni vennero pero' vinte dal centrosinistra. Il processo e' stato rinviato al 17 settembre. (Ansa 30/7/08)
Al di là della sorprendente mancanza di doti oratorie del Ruggirello, sono i suoi legami con lo "zio politico" Bartolo Pellegrino (comodamente ai domiciliari per le solite questioni d'appalti), il cognato Vito Augugliaro e il papà, il fu Giuseppe (a cui vengono intestati memorial e eventi nonostante un passato, diciamo così, "discutibile") a suggerire almeno un po' di veridicità nelle accuse e nella sua capacità di raccogliere consensi stratosferici (pur essendo relativamente nuovo alla politica). Sul Giornale di Sicilia leggo che Ruggirello si è difeso dicendo che "non ha mai chiesto voti all'indiziato mafioso Filippo Coppola" e che ai tempi "il fratello Mimmo Coppola faceva parte del gabinetti di Pellegrino", insieme a Ruggirello. Pare lo stimasse tanto da averlo raccomandato al fratello Filippo, che in carcere aveva detto di sostenere alle elezioni "il fratello di Bice" [Paolo. ndr].

Probabilmente Ruggirello verrà premiato con una poltrona al senato quanto prima.

27 luglio 2008

Il Cavaliere Oscuro


Batman, dicevamo. Tanto per cominciare, Il Cavaliere Oscuro è un gran film. Al di là di tutti i discorsi da nerd, è un film che si avvicina alla perfezione. Trama epica, convulsa, senza momenti di fiacca, ben alternata. Regia brillante ma non troppo confusa. Interpretazioni straordinarie che fanno da collante a tutto, sia da parte del supporting cast straordinario (Morgan Freeman, Gary Oldman e Michael Caine su tutti) che dal vero co-protagonista Aaron Eckart/Harvey Dent, sublime. Chiaramente vengono tutti messi in ombra dall’interpretazione più da actor studio e più caratterizzata, quella del Joker, che ancora una volta mette in ombra Batman con la potenza della follia e la bravura di un grande caratterista (che avrebbe potuto darci ancora tanto, ahinoi). Le scene dedicate al Joker, con il suo sadismo, le sue menzogne e i suoi piani articolati, naturale evoluzione delle trappole degli anni ’60, contribuiscono a tenere costante il ritmo senza farlo incedere. Ho qualche dubbio sulla scelta di Batman alla fine del film, che pur aggiungendo drammaticità forse non era così necessaria. Ma cavolo, è Batman, c'avrà pensato, no? :)
Un’interpretazione da antologia, al di là dell’aspetto “morboso”. Grandissimo il trucco (su Due Facce hanno fatto miracoli) e grandi gli effetti speciali, con un uso limitato della Cgi, come si faceva una volta, e esplosioni che sembrano tanto “vere”.
Unica pecca tecnica potrebbe essere la colonna sonora (che viste le firme in comune ricorda i film di Shyamalaian per come usa i suoni sordi per aumentare la tensione) che non resta memorabile e non resta impressa se non in un paio di passaggi (che poi è la stessa del trailer, in quei casi). Visto chi li circonda, passano in secondo piano le interpretazioni di Maggie Gyllenhaal e Christian Bale, insulsa la prima, solo buono il secondo.
Oltre al contrasto sui tre modi di vedere la vita (Bruce Wayne/Joker/Harvey Dent), al centro della trama c’è una guerra tra gang che ricorda un po’ Dick Tracy e un po’ certi vecchi gangster movie e che dona al film un sapore noir e realistico che è in linea con Batman Begins e con una visione moderna del personaggio.

Il Batman di quel grande regista e ancora più grande sceneggiatore che è Christopher Nolan (con il fratello Jonathan) è più vicino a quello modernissimo di Ed Brubaker, Paul Dini e Greg Rucka, e prende spunto qua e là da Long Halloween, Year One, Prey e Killing Joke, quattro grandi storie del Cavaliere Oscuro che rovistano nella psiche e nelle motivazioni dei personaggi scoprendone lati realistici che proprio per la loro quotidianità turbano e affascinano. Non solo: Nolan tiene fede alle promesse del primo capitolo, costruisce una continuità non solo fatta di apparenze e di strizzate d’occhio ma che porta i personaggi a evolversi e integrarsi (Gordon e Lucius Fox), incastra alla perfezione gli eventi con rimandi qua e là all’interno della storia (la mamma malata della poliziotta Ramirez), costruendo sottotrame utili allo sviluppo principale e regalando strizzate d’occhio tipiche del fumetto (i dialoghi tra Bats e il Joker, il personaggio di Sal Maroni).



Il Cavaliere Oscuro è un film completo e bellissimo, dove anche l’impossibile sembra reale, e con un finale lungo e poetico (che con il suo flash-forward ci proietta verso un terzo capitolo che si può solo sperare altrettanto bello). C’è amore, suspense, giallo, violenza, horror psicologico, effetti speciali, super eroi, dilemmi sulla condizione umana e riferimenti a cultura alta e bassa che ci invitano a vedere e rivedere il film (cosa che nessuno si immaginerebbe per certi blockbuster). Dura tanto, e tanto meglio: non è un prodotto affrettato, non si confonde e non ci confonde, quando lo fa è per ingannarci (rendendoci partecipi dei tranelli del Joker) e non per errori della regia o della sceneggiatura. È diventato uno dei miei film preferiti di tutti i tempi e probabilmente sarà salutato come la nuova pietra di paragone per i film tratti dai fumetti.

PS: credo che ormai l'unica persona a non averlo detto è sua madre, ormai: il doppiaggio di Claudio Santamaria è improponibile. Peccato.

21 luglio 2008

L'Italia non s'è desta

Signore e signori, un ministro della Repubblica:

17 luglio 2008

Un'ottima annata



La settimana scorsa ho visto sia Wanted che Hellboy (finalmente). Entrambi i film, pur discostandosi dai fumetti, restano piacevoli e divertenti. Condivido quanto scritto da Tito, la fedeltà non deve essere un requisito necessario perché un film sia valido o meno, specie se poi lo spirito di base viene mantenuto. Sarebbe uhttp://www.blogger.com/img/gl.link.gifn atteggiamento esageratamente nerd bollare un film come scarso perché non ci sono le tutine in spandex se poi sotto altri punti di vista resta un buon film (discorso diverso quando i personaggi vengono stravolti, come fu per Daredevil o la Gwen Stacy oca di Spiderman 3)

L'Hellboy cinematografico ha ormai vita propria rispetto a quello dei fumetti, sia perché tende sempre di più a virare verso la commedia, sia perché la vita personale del personaggio (e l'aspetto sentimentale, che nel fumetto praticamente non esiste) si evolve da sé. Anche visivamente, il film resta uno spettacolo per gli occhi pur abbandonando le atmosfere e le architetture Mignoliane, preferendo il barocco di Del Toro. Ma resta anche questo un ottimo film, divertente e entusiasmante, stranamente "lungo" prima dell'arrivo al conflitto finale, perfetto nelle coreografie dei combattimenti e nel design dei personaggi e delle ambientazioni. Non farà ridere, come è giusto che sia, ma fa sorridere, e questa è una caratteristica, insieme ai personaggi in stile Signore degli Anelli sparsi qua e là, che coinvolgerà anche il pubblico di curiosi (e che per certi versi giustifica l'ottimo risultato al botteghino Usa).



Wanted è meno "cattivo" e grottesco del fumetto, ma il cinismo alla base resta lo stesso, l'azione spettacolare non manca affatto, il messaggio di Millar è mantenuto vivo grazie anche al mantenimento di alcune scene clou (quelle all'inizio e alla fine su tutte). Così com'era nel fumetto, Wanted era una gioia per i lettori di supereroi che volevano mettersi dal punto di vista dei cattivi - e i cattivi di Millar sono sempre esagerati, basta pensare alla sua Authority. È un ottimo film nel suo genere, con un intrigo intelligente e spietato e delle sequenze mozzafiato.

Insomma, mi pare che tra Iron Man, Hulk (lineare ma intrigante, registicamente gradevole e ben recitato), questi due film e presto The Dark Knight (che aspetto trepidante, con ansia e fiducia) ci siamo trovati davanti un'ottima annata di film tratti dai fumetti, che se tutto va bene si chiuderà con un capolavoro. Aspettando la prossima stagione, con The Spirit meets Sin City e Watchmen su tutti. A proposito di Watchmen: andate a guardarvi il trailer, che prevedo un effetto 300... pensiamo tutti al peggio e poi ci troviamo davanti un buon film superiore alle aspettative.

15 luglio 2008

Il mio amico frankofilo



Sì, con la K, non come i francofili di qualche post fa. Perché al mio amico Lelio Bonaccorso il Punitore piace un casino. Abbiamo condiviso avventure fumettistiche e non, e un'altra ci aspetta spero a breve, lunga e impegnativa (il progetto 3). Prima di partire, Lelio si diletta con alcune prove su un personaggio che gli piace e che secondo me disegna divinamente, caratterizzandolo col proprio stile ma lasciandolo riconoscibile, mantenendo quegli elementi per cui è noto. Godetevi le tavole sul suo blog e lasciategli un commento, che oltre a essere un grande artista è una persona eccezionale e si merita i vostri complimenti.

11 luglio 2008

"Il fatto non sussiste"



Ma com'è finita per il porto di Trapani? Ma è finita? I lavori riprendono, ok, l'ha detto D'Alì. L'Autorità portuale è stata sciolta per non aver raggiunto il traffico merci necessario, e l'ha detto il ministero. Ma ora cambia governo e cambia tutto.
L'ex comandante della capitaneria di porto e segretario dell'Autorità Ignazio Agate, nel frattempo, era stato accusato di avere gonfiato ad arte i dati forniti per l'istituzione dell'ente. Adesso arriva l'assoluzione, dopo che Agate se ne era inizialmente lavato le mani, dichiarando nel corso di un interrogatorio che lui quelle carte non le aveva mai toccate, se non per firmarle, per poi rimangiarsi tutto. Questo ultimo elemento mi fa sospettare che la storia non sia ancora finita.
Intanto, ecco l'articolo che ho scritto per Ateneo per tirare le fila (ad ora) del caso Agate.

Porto di Trapani, assolto Agate:
“I dati non sono gonfiati per dolo”


Cade l’accusa per l’ex comandante della capitaneria di Porto della città della falce. Per il tribunale, non esiste un metodo per il conteggio di quei dati forniti al ministero pere l’istituzione dell’ente, e gli errori di Agate non sono quindi voluti. Nessuna intenzione, quindi, di gonfiare le quote per istituire forzatamente l’Autorità. Nel frattempo, la Commissione ambiente del Senato dà nuovamente il via ai lavori, bloccati dal ministero dell’Ambiente e dalla magistratura per infiltrazioni mafiose

L’ex comandante della Capitaneria di Porto Ignazio Agate, accusato di avere falsificato i dati sul transito merci nell’approdo trapanese, è stato assolto. Alla base della decisione, un vizio formale, quasi, un vuoto legislativo sul metodo di calcolo dei dati, che non coinciderebbe con un’azione dolosa. Il pm Paola Biondolillo aveva chiesto cinque anni, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione. Potrebbe essere l’ultimo capitolo della lunga e tormentata saga dell’Autorità Portuale trapanese, i cui problemi risalgono alla sua istituzione, nel 2003, quando il Ministero dei Trasporti ricevette da Agate dati in seguito trovati imprecisi, o addirittura “gonfiati” per permettere la creazione dell’ente e la “solita” divisione delle poltrone.

Agate inizialmente aveva dichiarato in un primo interrogatorio che quella documentazione aveva solo la sua firma, ma era stata realizzata, da un sottoufficiale incaricato, Giovanni Nicosia. Peccato che Nicosia in quei giorni non fosse nemmeno a Trapani, e successivamente Agate fu costretto ad ammettere che i dati erano stati calcolati da lui stesso, ma con un sistema che avrebbe inevitabilmente portato ad errori. Se resta chiaro, a norma di legge, che i dati indicati dalla Capitaneria di porto devono essere di 3 milioni di tonnellate annui per tre anni consecutivi per giungere all’istituzione dell’Autorità, non è mai stato definito come definire i dati. I calcoli, pur confrontati con diverse perizie stabilite dal gup e dal pm, restano imprecisi i criteri di calcolo del transito delle merci (che tra le altre cose, non include i passeggeri nel conteggio). Assoluzione, quindi, “perché il fatto non sussiste”: i dati forniti da Agate non sono gonfiati “per dolo” ma perché frutto di calcoli numerici errati, e cade quindi l’accusa.

Nel frattempo, l’Autorità portuale è stata chiusa sempre per il mancato raggiungimento delle quote di merci in transito, ma nel triennio 2004-2006, nonostante le polemiche a seguito del decreto dell’ex-ministro Antonio Di Pietro. Probabile che il nuovo governo, visto anche l’interesse del Senatore Antonio D’Alì (trapanese, promotore del rilancio dell’Autorità, e presidente della Commissione ambiente di palazzo Madama) possa portare novità anche su questo fronte. Un primo passo è stato, negli scorsi giorni, il via dato dalla Commissione di Valutazione di impatto ambientale (e quindi dalla commissione Ambiente di D’Alì) alla ripresa dei lavori di allargamento dell’approdo. In passato, il ministero dell’Ambiente aveva ritenuto che “le opere sono state realizzate violando procedure e causando gravi danni all’ambiente”, rischiando un grosso impatto sulla vicina riserva naturale delle Saline di Trapani. I lavori al porto, inoltre, sono sotto l’occhio della magistratura per questioni di appalti pilotati dalla mafia, in un’inchiesta, intitolata “Mafia e appalti” che ha portato all’arresto di diversi imprenditori, di un funzionario del Comune e di uno dei più noti politici trapanesi, Bartolo Pellegrino.

(da Ateneonline)

10 luglio 2008

Adoro quella stronza!

«Essere accusata di vilipendio sarebbe solo un grande onore, si tratta di un reato inventato dai fascisti, una legge che nessuno ha mai abolito ma nemmeno mai applicato e sarebbe semplicemente una prova ulteriore che siamo governati da fascisti che stanno progettando per questo paese una progressiva e secondo loro indolore dittatura».

cit: Sabina Guzzanti, dal Corriere della Sera

7 luglio 2008

Ilaria Alpi premiato a Serravalle Noir


Venerdì 4 il buon Franz Ripoli è salito sul palco di Serravalle Noir, festival del giallo ospitato dalla cittadina nel pistoiese, e ha ritirato a nome di entrambi il premio "Miglior fumetto" per Ilaria Alpi - il prezzo della verità.
Non mi aspettavo davvero che un festival così importante nel suo settore (con ospiti come i grandi Massimo Carlotto e Mario Spezi) potesse tenere d'occhio il nostro fumettino, anche se in effetti sia quest'anno che gli scorsi, la rassegna ha sempre guardato verso i personaggi dei fumetti con mostre su Diabolik e Dylan Dog e ospiti come Galliano Ferri e l'amico Giuseppe Di Bernardo. Mi fa piacere poi che la giuria abbia identificato l'aspetto "giallo" della nostra storia, che costruisce l'indagine a ritroso sulle motivazioni e non sull'identità di chi ha premuto il grilletto, come ho avuto occasione di dire più volte in passato.
Grazie alla giuria di Serravalle Noir :)

5 luglio 2008

I miei amici francofili


Sergio, amico di vecchia data e come sapete partner professionale su Mono e su un altro progettone prossimo venturo, porterà finalmente anche in Italia il suo Pioggia d'estate grazie a 001 Edizioni a novembre. È un'opera molto sentita e professionale, che ho seguito indirettamente dai primi vagiti (le prime tavole di prova di Sergio con quello stile raccontavano il nostro viaggio a Napoli Comicon in cui avrebbe presentato il progetto a Humanoides Associées). Confidavo che presto un editore avrebbe saggiamente scelto di pubblicare il volume, che pur essendo praticamente l'autobiografia dell'Algozzino, è la storia di un giovane siciliano qualunque, con le passioni e i desideri di molti altri bambini e ragazzi cresciuti tra gli anni '80 e i '90.
Qualche giorno fa Sergio ha aperto un blog con il dietro le quinte dell'opera.

E mentre un autore italiano "torna" dalla Francia, un altro emigra: è uscito questa settimana oltralpe 1890 del grande Francesco Ripoli, compagno d'avventura su Ilaria Alpi, Mono, e altro ancora in futuro. Mi ha spedito una copia del volume, un bel cartonato elegante anche nella grafica. Alcune tavole le avevo già viste nel suo book, ed è veramente un lavoro straordinario, a livelli artistici (è proprio il caso di dirlo, artistici!) enormi. È l'opera "della vita" di Franz, nel senso che è il progetto che porta avanti - privatamente, per pura passione - da anni, finché non ha trovato un editore, Soleil con la collana Quadrants, che ha puntato su di lui. La storia è tutta farina del suo sacco e parte da uno spunto geniale: nell'anno del Signore 1890, le vite di un bandito della maremma, Domenico Tiburzi, e di Buffalo Bill, in Italia con il suo Wild West Show, si incrociano e si sfiorano. Anche questo volume se tutto va bene lo vedremo presto in Italia. Intanto questi miei due amici francofili segnano una tacca nel loro già ricco e invidiabile curriculum, grazie alla loro professionalità, alla loro onestà intellettuale e alla loro bravura. Quindi, per quanto questo possa sembrare un post buonista o addirittura lecchino, mi permetto semplicemente di complimentarmi pubblicamente con i miei amici, augurargli uno splendido futuro e invitare voi a tenere d'occhio questi volumi.

2 luglio 2008

Catwoman non sa l'italiano


E fin qua va bene. Anzi, come dice in Catwoman: When in Rome, il suo italiano "starts with Gucci and ends with Prada". Ma che nel volume di Jeph Loeb e Tim Sale (che ho avuto finalmente occasione di leggere) gli italiani non sappiano parlare italiano fa storcere il naso. C'è qualcosa che non va, infatti, se uno sceneggiatore di grande professionalità e fama come Loeb non riesce a far parlare i personaggi che dovrebbero parlare italiano come degli imbecilli. E attenzione, vi assicuro che non è una scelta di sceneggiatura. Piuttosto, fa capire che Loeb, autore di piccole gemme come Daredevil: Yellow e Batman: Long Halloween si è affidato a Babelfish o Google translator. E questa cosa sinceramente mi risulta difficile da accettare, sia come scrittore di fumetti sia come appassionato, che si dedica alla lettura in originale (o alla visione, nel caso dei telefilm e film) proprio per raccogliere queste sfumature e non perdere il gusto di sentire Tony Soprano dire gumpah.

Ma eccovi qualche chicca, giusto per farvi capire di cosa stiamo parlando e per dimostrarvi che la costruzione delle frasi e la traduzione letterale, fanno sospettare l'uso di un traduttore automatico. Una cosa che, in una sceneggiatura di un fumetto ambientato a Roma, può essere facilmente evitata con una telefonata a un italoamericano o un italiano in forza alla DC Comics (e ce ne sono).

- Non sto ottenendo pagato abbastanza spararlo fuori con il blonde!

- Persino sappiamo che funziona?
- No. Dovreste fare attenzione, Guillermo (sì, alla spagnola, anche se è italiano... Ndr)
- Vi non ho detto mai di denominarlo quello ancora.
- È don Verinni ora.

- Dovresti mangiare.
- Non sono affamato.
- Ce (sì, scritto così, Ndr) qualcosa di male. Qualcosa nella notte.
- Sì. La luna è piena. Rende ognuno pazzesco.
[spari]
- Riduca, Don Verinni! (credo venga da 'lower', Ndr)

E ce ne sono ancora...
È un peccato, perché nonostante i miei sforzi, un certo fastidio era inevitabile, ma la storia, pur non essendo un capolavoro e mostrando qualche banalità e qualche scena prevedibile si fa leggere. Non è certo il Loeb di Ultimate Power, ma manco quello di Long Halloween.
Quantomeno i disegni di Tim Sale sono più eleganti e pittorici che mai, grazie anche al fantastico supporto di Dave Stewart ai colori (lo stesso che colora Mignola e Cooke).
In Italia la mini non è mai stata pubblicata, e non mi pare che la Planeta l'abbia mai annunciata, nonostante faccia da ponte tra Long Halloween e Batman: Dark Victory, appena ristampati. Però vi posso suggerire il volumone con buona parte del ciclo di Brubaker appena uscito, con disegni di gente del calibro dello stesso Darwyn Cooke, Mike Allred e Eric Shanower.