30 luglio 2009

La Binetti, i fumetti e i bigotti

Dopo Peppino Impastato, l'Unità ha deciso di ospitare altri estratti da altri volumi Beccogiallo. Quello che si è concluso oggi è il divertentissimo Quasi quasi mi sbattezzo di Lise & Talami, verissima storia sulle difficoltà incontrate da chi vuole intraprendere questa procedura con cui, poco più che neonati, ci "marchiano" con una religione che in quel momento sicuramente non ci appartiene (né ovviamente pratichiamo).

Il libro è uscito ad aprile. A mesi dall'uscita, alcuni sensibilissimi cattolici - tra cui l'immarcescibile Paola Binetti - si accorgono del libro dalla pubblicazione sull'Unità. E mandano una lettera (che potete leggere integralmente qui) al giornale per - sostanzialmente - denunciare quanto sia inopportuno pubblicare quel fumetto che "ha un livello di ironia e comicità irrilevanti, si tratta ovviamente di un giudizio oggettivo".

E con altrettanta oggettività, i teocon firmatari della lettera sottolineano una contraddizione: che l'Unità, evidentemente espressione del Partito Democratico, pur solitamente attenta e rispettosa delle varie anime del PD, giunge a una contraddizione da condannare pubblicando le strisce che promuovono sostanzialmente l'attività dell'UARR:

"Da un lato il richiamo costante alla Chiesa perché esprima un suo giudizio critico, severo, sui comportamenti del Capo di Governo, specialmente su quelli che si riferiscono alla sua vita e alle sue abitudini sessuali, si intuisce nell’insistenza dei richiami la convinzione profonda che la Chiesa cattolica sia testimone e garanzia di stili di vita improntati a valori quali la fedeltà nella vita coniugale, la sobrietà nei consumi, la morigeratezza nelle abitudini, la profondità dei valori umani, oltre che spirituali che propone… dall’altro la striscia sullo sbattezzo, giunta ormai alla sua undicesima puntata, che tende ad evidenziare l’assoluta difficoltà che si incontra ad uscire dalla Chiesa cattolica [cut]"

Come spesso accade, non si comprende che quei valori, assolutamente rispettabili, non vengono attaccati in sè da chi non pratica o crede. Ma proprio chi si definisce ateo o agnostico pretende che dall'altra parte nessuno venga a criticarlo se i primi sedicenti portatori di tali valori da Family Day poi sono i primi ad andare a puttane (e la mia in proposito l'ho già detta qui). E credo che al di là della fede, chiunque sia dotato di senso civico e rispetto per sé e le istituzioni debba porre quegli interrogativi a Berlusconi e alla Chiesa che con la stessa ipocrisia di sua emittenza non batte i pugni sul tavolo quanto dovrebbe.

Invece, si attacca un fumetto, perché certe cose non vanno dette. E non minimizziamo: sarà pure satira, ma il messaggio è importante e la storia per di più vera (per quanto ovviamente esagerata in alcuni punti). E questa lettera, con tutti i suoi puntini di sospensione (da completare a dovere) e quello spirito di "siamo tutti una grande famiglia, ok, ma non rompeteci facendo pubblicità all'UAAR" conferma due cose.
Non è altro infatti che l'ennesima riconferma dell'ingerenza gratuita della chiesa nella vita quotidiana, di questi tempi sempre più tollerata e spudorata, e della autoinflitta condanna a morte del PD, incapace di tenere a freno troppe anime, ispirazioni, formazioni evidentemente non concordanti.



Questa vicenda un po' ricorda il recentissimo "caso" del fumetto dell'Insonne ritirato dalla distribuzione gratuita in un centro commerciale (pare) perché l'antagonista era un viscido sottosegretario alla cultura (di fantasia) che si faceva chiamare "papi" dalle fanciulle che circuiva. Da quello che ho letto in giro, però pare che i responsabili del progetto nel centro commerciale non si sono preoccupati di leggere il soggetto o vedere il prodotto prima della stampa (come spesso accade con committenti "profani") per poi lamentarsi del prodotto finito. E ovviamente per poi decidere di non distribuirlo. In quel caso, mi spiace dirlo, Giuseppe ha peccato di ingenuità perché avrebbe dovuto raccogliere più garanzie possibili (leggo che non c'era un contratto, ad esempio), altrimenti nel momento in cui il committente non si è ritenuto soddisfatto del prodotto gli autori non hanno avuto spazi di manovra. E se il committente vuole rifiutarsi di distribuire e promuovere l'albo è, ovviamente, nei suoi diritti. Spetta alla parte lesa dimostrare che il committente sapeva a cosa andava incontro prima del rifiuto e - qui è più difficile - capire se la distribuzione non è avvenuta per "politica aziendale" o più semplicemente per "paura".
In ogni caso, il centro commerciale in questione continua ad ospitare una mostra dell'Insonne e Di Bernardo è stato molto garbato nelle sue esternazioni (da professionista e persona per bene com'è, del resto) e Diego è stato brillante come sempre.

Ovviamente, resta il fatto che questo episodio, come quello descritto più sopra, non è altro che l'espressione nel nostro piccolo di un clima asfissiante e preoccupante e che se non ci fosse questa classe politica (tutta) e questi italiani (buona parte) non staremmo qui a discutere di tutto questo.

27 luglio 2009

Marvel Man

No, non mi riferisco alla notizia più hot della Comicon di San Diego, ma al mio amico Roberto Di Salvo. Quella che vedete lì sopra è una vignetta da una tavola sceneggiata dal sottoscritto... al momento la cosa più vicina a una sceneggiatura per la Marvel che abbia mai scritto (finora?), interpretata da Roberto. Ho scritto quelle poche pagine per aiutarlo nel provino che avrebbe presentato alla scorsa Mantova Comics, dove sia ugurava di bissare la buona impressione raccolta già l'anno prima. La sceneggiatura è ovviamente calibrata sulle sue potenzialità, sui personaggi che gli riescono meglio, e anche su quell'alternanza di situazioni e personaggi (interni, esterni, grattacieli, bambini, eroi di diversa stazza, personaggi femminili) necessarie in un provino.

Roberto, inutile dirlo, ha fatto un ottimo lavoro, che potete vedere nel suo - finalmente aggiornato - blog. Mi piace pensare che il mio piccolo contributo, oltre che ovviamente al suo book mozzafiato, lo abbia aiutato a conquistare gli editor americani, che prima gli hanno affidato degli incarichi di fill-in artist su Skrull Kill Krew vol.2, poi su Sinister Spider-Man (al fianco niente poco di meno che di Chris Bachalo) e adesso finalmente un one-shot che si preannuncia divertentissimo, Marvel Zombies Evil Evolution.

Non posso che essere orgoglioso di Robi, con cui ho mosso i primi passi nel mondo del fumetto, e augurargli pubblicamente tutto il successo che merita, con la certezza che nei prossimi anni da "rising star" - come viene chiamato nella descrizione di MZEE - diventerà una "star", mantenendo la passione e l'umiltà che lo rendono una grande persona e un ottimo amico oltre che un bravissimo disegnatore :)

25 luglio 2009

La mafia è una montagna di merda anche in Veneto

Ogni presentazione è un carico di emozioni e ricordi sempre unico. Parlo ovviamente di Peppino, ma potrei anche fare lo stesso discorso per Ilaria Alpi. Inevitabilmente, parlare di mafia scatena ancora più ardore e ancora più emozioni. E ancora più rabbia. Venerdì sera a Dolo un pubblico raccolto e un paesaggio splendido hanno favorito una presentazione indimenticabile. Merito sia dell'attenzione del pubblico, sia della competenza dei correlatori, sia del clima di rilassatezza che mi ha permesso di non lesinare sui commenti sull'attualità più sfacciati (e ci mancherebbe).

Dolo si trova sulla riviera del Brenta, nota proprio per quella "Mala del Brenta" poco nota ai più se non come elemento da Trivial Pursuit. In verità, la mafia veneta ha insanguinato quelle terre e tuttora anche se in misura minore prospera nei (mala)affari immobiliari e industriali. Sapendo questo, i miei discorsi così come quelli dei due ragazzi di Libera di Piove di Sacco (PD) intervenuti e dell'assessore che ha partecipato all'intero incontro, Gianni Lazzari, sono stati più generici che concentrati sull'esperienza di Cinisi. Cosa possibilissima, grazie al valore "senza confini" della figura di Peppino e alla forza del suo modo di porsi nella lotta alla mafia.

Ma il picco emozionale si è raggiunto quando Guido, un ragazzo di Dolo, nel suo intervento ha raccontato la propria esperienza di sopprusi e minacce, che ha portato il padre a indebitarsi, vedersi bruciare il negozio, e poi morire di crepacuore (seguito poco dopo dalla madre). Con le lacrime agli occhi, Guido ha gridato dal microfono, nella piazza principale di Dolo, che la mafia gli fa schifo, che non la vuole, che vorrebbe che non fosse mai esistita, e chiedeva a me e agli altri relatori come fare. La retorica e le chiacchiere fini a se stesse non possono dare una risposta. Con le lacrime agli occhi, non è stato difficile trovare una risposta: il fatto stesso che Guido fosse lì presente, con quel microfono, a dire quelle parole a fare nomi e cognomi (come quello di Felice Maniero), cosa impensabile solo dieci anni fa, è la risposta che la lotta per quanto lunga e dura incassa piccoli successi quotidiani che fanno sperare per il futuro. Nel nostro piccolo, penso e spero che l'aver approfondito un po' la figura di Peppino possa aver contribuito a far conoscere un mito che è da imitare e seguire anche così lontano da Cinisi; le attività di Libera proprio nei terreni confiscati a quei boss sono un grosso schiaffo a quella gentaglia; la perseveranza di amministratori come Lazzari nel portare avanti iniziative di questo tipo... sono tutte piccole grandi azioni le cui ricadute ci auguriamo si vedano nel prossimo futuro nella quotidianità di chi, nel Veneto come in Sicilia, preferisce scegliere di stare dalla parte della legalità.

Grazie ai "Becchigialli" (Guido e Federico) per l'ospitalità, all'associazione Catarsi per l'invito, e grazie a Dolo per l'accoglienza e al pubblico per la pazienza, la passione e le emozioni.

24 luglio 2009

Oggi!

Nonostante tutta la buona volontà, riesco a segnalarvi solo adesso che oggi, venerdì 24 luglio alle 18:30 incontrerò i lettori (effettivi, potenziali, contenti o scontenti) di Peppino Impastato - un giullare contro la mafia nel suggestivo scenario (come si dice in questi casi, vedi foto sotto) dell'antico squero della piazza di Isola Bassa di Dolo (VE).


21 luglio 2009

Madre di Dio???!!!!

A Rosa Bossi in Berlusconi

Mani dello spirito
Anima trasfusa.
Abbraccio d’amore
Madre di Dio

Da "Perdonare Dio", libro di poesie (già apparse su Vanity Fair) edito da Edizioni della Meridiana e scritto da Sandro Bondi (chi è lo dicono Wikipedia e Nonciclopedia, decidete voi a chi credere).

Ok, Gesù l'abbiamo trovato, adesso c'è l'imbarazzo della scelta su Maria Maddalena.

19 luglio 2009

Vi è familiare?

Un'anticipazione del prossimo progetto con Lelio, in arrivo a ottobre, in tempo per Lucca Comics :)

16 luglio 2009

Peppino Impastato su Comicus e FucineMute

Oltre alla recensione su Comicus, vi segnalo una lunga intervista fatta un mesetto fa e appena pubblicata dall'apprezzato e storico webmagazine FucineMute, a cura di Simone Piazzesi. Qui un estratto:

SP: Molti conoscono la vicenda di Peppino grazie al film I cento passi. Lo stesso dicasi per Rosario Livatino (Il giudice ragazzino) o per Don Puglisi (Alla luce del sole). Davvero la memoria di questi uomini dal coraggio straordinario è legata alle singole iniziative culturali? Davvero ci sarebbe l'oblio altrimenti?

MR: La memoria collettiva è un’opera - appunto - collettiva. Tutti noi dovremmo fare la nostra parte per contribuire a mantenere viva la mappa dei ricordi fatta di questi volti di eroi dei nostri tempi. Ognuno lo fa a modo suo, chi con i film o i fumetti, chi con la musica, chi con il lavoro nelle scuole o nelle parrocchie, chi nelle forze dell’ordine e nella magistratura. C’è il rischio, altrimenti, che alcuni personaggi restino ingiustamente sconosciuti (si pensi a Giancarlo Siani, di cui si torna a parlare soltanto adesso) forse solo perché non fortunati ispiratori delle forme di impegno che citavo prima. O, forse, perché vittime di quelle operazioni di "cancellazione" che spesso le mafie mettono in atto, infangando i nomi di chi si oppone a loro o sminuendone la figura attraverso i mezzi più beceri. Forse dovrebbe essere la politica la prima sostenitrice del ricordo ma, oggi come oggi, sembra più impegnata a farci dimenticare le cose piuttosto che farcele ricordare.

14 luglio 2009

Oggi sciopero

Oggi, 14 luglio, questo blog aderisce all’appello di Diritto alla Rete contro il Ddl Alfano che imbavaglia Internet in Italia.

13 luglio 2009

Mafia da serie A

Ho scritto questo articolo per il numero di aprile de L'Isola Possibile. Anche se gli argomenti sono seri come al solito, mi è stato chiesto un pezzo più "di colore". E anche se allora era più d'attualità, credo che una lettura oggi male non possa fare. Giusto per conoscenza. Ah, se magari quel faccione lì sotto non vi stimola, sappiate che nell'articolo si parla anche di basket e di birra.



Marcello Dell’Utri e il boss trapanese Virga “salvati” dalla prescrizione di un vecchio caso. L’accusa? Niente poco di meno che estorsione ai danni dell’allora presidente della Pallacanestro Trapani.

Prima di essere la vela lo sport preferito dei trapanesi (anche se qualche dubbio, a 5 anni dall’America’s Cup siciliana, comincia a sorgere) era la pallacanestro a farla da padrone nella città della falce.
Il Trapani Basket, tra gli anni ’80 e i ’90, veleggiava glorioso verso l’A2, con una capatina nella A1 nella stagione ’91-’92. Erano gli anni dell’allenatore Giancarlo Sacco, del playmaker Ciccio Mannella, dell’americano Reginald Johnson, del presidente Vincenzo Garaffa. E del marchio sulle canotte della birra Messina, alcolico sulla cui qualità soprassediamo, ma che aveva un promoter unico: il boss Vincenzo Virga (quello dell’assassinio di Rostagno, della Calcestruzzi Ericina, dell’omicidio del giudice Giacomelli e altro ancora).
Virga, in verità, più che alla birra era interessato ai soldi: si era presentato sul posto di lavoro del presidente Garaffa per minacciarlo, chiedendogli la metà del miliardo e mezzo di lire della sponsorizzazione stipulata tra Birra Messina e Trapani Basket grazie alla società Publitalia. Quest’ultima non si sarebbe accontentata del 10% della somma, quanto pattuito per la mediazione, ma esigeva di più, e lo esigeva in nero. E a mandare quell’estortore eccellente a casa Garaffa, sarebbe stato l’altrettanto eccellente presidente di Publitalia, Marcello Dell’Utri. Stando all’ordinanza di custodia cautelare, dell’Utri avrebbe “posto in essere una serie di atti, tutti diretti in modo non equivoco a commettere il delitto di estorsione, non riuscendo a commetterlo per cause indipendenti dalla propria volontà”. Sempre secondo i magistrati, l’ex collega di università di Berlusconi inizialmente si sarebbe “solamente” prodigato in un paternale suggerimento verso Garaffa che sembra quasi uscito da un libro di Mario Puzo: “Io le consiglio di ripensarci, - avrebbe detto - abbiamo uomini e mezzi che la possono convincere a cambiare opinione”. E davanti al rifiuto dell’imprenditore, avrebbe quindi usato il messaggero mafioso, che a Garaffa avrebbe ricordato di trovarsi lì per quel “debito” con gli “amici” milanesi.

Nell’ordinanza i giudici di Milano prevedevano inoltre che il procedimento si sarebbe potuto incastrare con un’altra avventura giudiziaria di Dell’Utri: il processo che lo vedeva accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, le cui indagini erano partite nel ’94 e che al momento è fermo alla condanna in primo grado del dicembre 2004.
Nelle imputazioni del Pubblico Ministero si legge che Dell’Utri avrebbe “concorso nelle attività di Cosa Nostra nonché nel proseguimento degli scopi della stessa, mettendo a disposizione l’influenza e il potere derivanti dalla sua posizione di esponente del mondo finanziario e imprenditoriale, nonché dalle relazioni intessute nel corso della sua attività”. Il Pm accusava Dell’Utri di avere “partecipato personalmente ad incontri con esponenti anche di vertice di Cosa Nostra”, “di avere provveduto al ricovero di latitanti” nonché di intrattenere rapporti continuativi con gente del calibro dei boss Stefano Bontade e Totò Riina e “l’eroico” Vittorio Mangano. Insomma, una serie di rapporti che parrebbe difficile giustificare (se confermati in ultimo grado di giudizio) anche dopo la recente sentenza della Cassazione che stabilisce che pranzare con un mafioso non è indice di gravi indizi di concorso esterno. Intanto aspettiamo trepidanti di conoscere l’opinione della Corte su cene e colazioni.

La denuncia dell’ormai ex presidente della società cestistica ha portato a un lungo processo, sullo sfondo di una carriera politica costellata per Dell’Utri di successi (tra cui la fondazione di Forza Italia) e altri procedimenti penali, e invece per Garaffa di un’esperienza al Senato arenatasi al seguito delle sfortune del Partito Repubblicano. La cattiva sorte di quest’ultimo ha accompagnato quella della squadra, che è giunta al fallimento nel ’97 in condizioni finanziarie tutt’altro che rosee.
Di tanto in tanto, le notizie delle sentenze scuotevano le due parabole (ovviamente una ascendente, l’altra discendente). A Milano i giudici accertarono il fatto e in primo grado (maggio 2004) e secondo grado (maggio 2007) condannando Dell’Utri e Virga a due anni per tentata estorsione. In Cassazione, però, il giudizio viene cancellato, e rimesso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Milano, dove viene decisa la derubricazione del reato: non più estorsione, ma “minaccia grave”. Un reato per il quale i tempi della prescrizione sono molto più brevi.

E così, lo scorso 14 aprile, Virga (in carcere dal 2001) e Dell’Utri (in Parlamento dal 1996) sono stati prosciolti per prescrizione del reato. Tutti contenti? No: Dell’Utri ci tiene a ricorrere, definisce la sentenza “pilatesca” e vuole dimostrare in tribunale che nemmeno il reato di minaccia esiste; Virga dal carcere di Parma dichiara di voler fare ricorso per Cassazione (forse perché ci tiene alla propria nomea?). E, chiaramente, nemmeno Garaffa è contento del risultato. Anche perché, a conti fatti, la prescrizione in Italia sembra il traguardo di molti avvocati, specie dall’accorciamento dei tempi grazie alla legge “ex Cirielli”.

C’è un grave malinteso, nel nostro paese, sul significato del termine “prescrizione”. I giornali e i politici vorrebbero farci credere che la prescrizione corrisponda ad un’assoluzione, ossia alla determinazione di innocenza dell’imputato. Dopo averci martellato con la frase dal retrogusto dell’ossimoro “assolto per prescrizione”, siamo stati portati a credere che imputati eccellenti come Andreotti o Berlusconi abbiano “vinto”. In realtà, la prescrizione è una causa di estinzione del reato, che interrompe il processo a carico dell’imputato dopo che è trascorso un determinato lasso di tempo dal fatto, solitamente proporzionale alla gravità dello stesso, ma non esprime un giudizio o un’assoluzione. Lo scopo è dunque di evitare, in un sistema spesso ingolfato, che la macchina giudiziaria continui a impegnare risorse per la punizione di reati commessi a distanza di molto tempo (ovviamente, non si applica a reati di particolare gravità).
Sarebbe lecito per i cittadini coscienziosi restare nel dubbio, specie quando ad usufruire della prescrizione troviamo individui la cui morale desidereremmo intatta e la coscienza indubbiamente pulita. Quando deputati, senatori, ministri e premier collezionano prescrizioni come se fossero figurine dei calciatori - pardon, dei cestisti - mantenendosi in quel limbo tra innocenza e colpevolezza (non giuridica, per carità), ci si dovrebbe aspettare titoli in prima pagina e scene da Oscar nei telegiornali. Invece la prescrizione dei soliti reati - corruzione, estorsione, bancarotta fraudolenta, finanziamenti illeciti, etc - che sembrano quasi di moda in quel di Montecitorio è ormai prassi. Tanto da passare quasi inosservata, caso dopo caso. Come questo caso, che tra l’altro, non manca di affiancare il nome di una delle figure di spicco della seconda repubblica a quello di uno dei mafiosi più noti e spietati degli ultimi trent’anni.

12 luglio 2009

Celebrazioni sui muri di Torino



E chi non sapesse chi è Pino Scotto, farebbe bene a cliccare qui, qui, qui, qui, qui e sopratutto qui.

8 luglio 2009

Michael Jackson

Da bambino ero un fan sfegatato. Con il passare degli anni mi disinnamoravo della sua musica, ne stimavo l'importanza artistica, ma mi inquietavano le notizie sulla sua vita privata, le sue manie, le sue follie. Ma periodicamente ricordavo quell'emblema di spensieratezza, per quegli anni spensierati, e il videogame di Moonwalker, il video di Thriller, il film... Roba che fino a qualche mese fa mi faceva sorridere, oggi mi fa sorridere con una punta di nostalgia.

Per il numero 2 di Mono, dedicato alla Musica, ho ripreso e rimescolato quei ricordi e ho scritto una storiella per Roberto Di Salvo proprio su Michael Jackson e il suo incontro con i nostri Love Bringers (boy band/gruppo paramilitare esordito su Alta fedeltà vol.4). Il lettering è di Andrea Gadaldi.
Eccola qui, sperando di non offendere nessuno...

2 luglio 2009

Peppino Impastato, a puntate su L'Unità

Festeggiamo il superamento delle 80 mila visite (che con i 24 mila della precedente incarnazione del blog fanno 104 mila!) con una notizia che non solo credo sia inevitabilmente bella per il sottoscritto, ma ritengo sia importante anche per il rapporto fumetti-giornali.



Peppino Impastato - un giullare contro la mafia verrà serializzato a puntate su L'Unità, a partire da oggi. Non si tratta di tutto il fumetto, ma di alcuni estratti selezionati insieme alla redazione del giornale fondato da Antonio Gramsci, da Beccogiallo e da me e Lelio. Una vetrina importante e che ci onora. Ne parlo diffusamente in un'intervista su CUS.



Sono ancora emozionato.

Peppino Impastato su Il Mucchio

Mille grazie a Carlo Babando che ha recensito Peppino Impastato - un giullare contro la mafia sulle pagine di una delle mie riviste preferite di sempre, Il Mucchio Selvaggio.