Come vi avevo anticipato, qualche settimana fa sono stato intervistato nella sede Rai di Palermo per un breve ma ben riuscito servizio su Ilaria Alpi - Il prezzo della verità. Finalmente mi è possibile presentarvi il video del servizio. A breve spero di poter mettere su Youtube anche il servizio del Tg3 nazionale e magari anche la segnalazione di Do Re Ciak Gulp, giusto per completare la rassegna video.
27 febbraio 2008
Ilaria Alpi su Tgr Sicilia
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Marco Rizzo
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21 febbraio 2008
Dal casolare al residence
Duro Colpo al tesoro di Provenzano
Sequestrati conti, villette e cave
Sequestrati conti, villette e cave
Andrea Impastato sarebbe stato uno dei prestanome di fiducia della famiglia dei Corleonesi sin dagli anni '80. A suo nome, un patrimonio stimabile in 150 milioni di euro, tra edifici, quote societarie e conti correnti bancari. L'indagine ha portato alla luce un patrimonio notevole: "Aggredirlo significa aggredire l'autorevolezza del mafioso agli occhi dei suoi sottoposti", ha ricordato il questore Caruso
Altro che cicoria e ricotta. Al di là del casolare in cui si nascondeva Bernardo Provenzano conduceno una vita magra c'era ben altro. Un tesoro praticamente sterminato. Ora finito nelle mani dello Stato grazie ad una nuova operazione dei poliziotti della Sezione Misure di Prevenzione che ha portato alla luce una nuova fetta del patrimonio dell’ex-superlatitante. Ben 150 milioni, tra beni immobili, automezzi, quote societarie e ben 1.500.000 euro sparsi tra conti correnti, depositi e titoli, tutti intestati al sessantenne Andrea Impastato e a membri della sua famiglia. L’uomo, originario di Cinisi, poteva vantare l’intestazione di villette, terreni (per lo più edificabili), capannoni e complessi industriali e anche una cava nei pressi di Montelepre. “Dopo l’arresto delle persone, passiamo all’arresto dei patrimoni - ha dichiarato il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato - e spiega che “l’operazione contro Provenzano non può essere considerata conclusa ma prosegue con questi sequestri”. Il nucleo che si occupa delle indagini di natura finanziaria, ha setacciato conti correnti e registri, portando alla luce quello che sembra solo una piccola parte di un impero. “Se segnassimo con un pennarello rosso nella sola Palermo quali edifici appartengono alla mafia o sono stati costruiti con metodi mafiosi, rimarremmo impressionati”, ha dichiarato Scarpinato.
Anche il questore di Palermo Giuseppe Caruso fa notare l’importanza del sequestro dei beni e precisa: “È l’ennesima riprova che l’immagine di Provenzano come una persona che vive in condizioni modeste è falsa – ha ricordato – e bisogna riconoscere che aggredire il patrimonio significa aggredire l’autorevolezza del mafioso, che diventa un ‘re nudo’ agli occhi dei suoi luogotenenti e dei suoi sottoposti”.
Impastato era stato arrestato già nel 2002: il suo nome era spuntato tra le carte del braccio destro di Provenzano, il “ragioniere” Pino Lipari, come uno dei principali referenti del capo dei capi. Già in quell’indagine erano stati sequestrati beni “insospettabili”, come un grosso locale nel salotto buono della città, via Principe di Belmonte. L’assoluzione in primo grado ha bloccato le indagini, riprese una volta che la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza. Figlio di Giacomo “u sinnacheddu”, esponente della famiglia d Cinisi, luogotenente di Tano Badalamenti, e fratello di Luigi, ammazzato in un agguato nel 1981. Nessuna parentela del mafioso con il compaesano e simbolo dell’antimafia Peppino Impastato, stando a quanto risulta agli investigatori. Andrea Impastato dagli anni ’80 è entrato in contatto con il clan dei Corleonesi diventandone in breve tempo uno degli uomini di fiducia. Impastato avrebbe fatto parte attivamente della famiglia mafiosa, tanto da non limitarsi all’intestazione di beni ma dedicandosi anche all’estorsione. Secondo quanto emerso dalle precedenti indagini attraverso delle intercettazioni, infatti, si è scoperto che il mafioso avrebbe chiesto la “messa a posto” di una società di grande distribuzione.
Tra i beni sequestrati c’è il residence “Calamancina”, a San Vito Lo Capo. Gli occupanti delle villette possono dormire sonni tranquilli “se verrà comprovata la buona fede nel loro acquisto”, precisa Scarpinato. Anche l’affittuario di un grosso capannone adibito a centro commerciale “Mercatone Uno”, nella zona industriale di Carini, viene considerato estraneo alle vicende di Impastato. Ma gli investigatori sono particolarmente soddisfatti per il milione e mezzo di euro sequestrato in liquidi: “Un record”, secondo il questore Caruso.
Altro che cicoria e ricotta. Al di là del casolare in cui si nascondeva Bernardo Provenzano conduceno una vita magra c'era ben altro. Un tesoro praticamente sterminato. Ora finito nelle mani dello Stato grazie ad una nuova operazione dei poliziotti della Sezione Misure di Prevenzione che ha portato alla luce una nuova fetta del patrimonio dell’ex-superlatitante. Ben 150 milioni, tra beni immobili, automezzi, quote societarie e ben 1.500.000 euro sparsi tra conti correnti, depositi e titoli, tutti intestati al sessantenne Andrea Impastato e a membri della sua famiglia. L’uomo, originario di Cinisi, poteva vantare l’intestazione di villette, terreni (per lo più edificabili), capannoni e complessi industriali e anche una cava nei pressi di Montelepre. “Dopo l’arresto delle persone, passiamo all’arresto dei patrimoni - ha dichiarato il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato - e spiega che “l’operazione contro Provenzano non può essere considerata conclusa ma prosegue con questi sequestri”. Il nucleo che si occupa delle indagini di natura finanziaria, ha setacciato conti correnti e registri, portando alla luce quello che sembra solo una piccola parte di un impero. “Se segnassimo con un pennarello rosso nella sola Palermo quali edifici appartengono alla mafia o sono stati costruiti con metodi mafiosi, rimarremmo impressionati”, ha dichiarato Scarpinato.
Anche il questore di Palermo Giuseppe Caruso fa notare l’importanza del sequestro dei beni e precisa: “È l’ennesima riprova che l’immagine di Provenzano come una persona che vive in condizioni modeste è falsa – ha ricordato – e bisogna riconoscere che aggredire il patrimonio significa aggredire l’autorevolezza del mafioso, che diventa un ‘re nudo’ agli occhi dei suoi luogotenenti e dei suoi sottoposti”.
Impastato era stato arrestato già nel 2002: il suo nome era spuntato tra le carte del braccio destro di Provenzano, il “ragioniere” Pino Lipari, come uno dei principali referenti del capo dei capi. Già in quell’indagine erano stati sequestrati beni “insospettabili”, come un grosso locale nel salotto buono della città, via Principe di Belmonte. L’assoluzione in primo grado ha bloccato le indagini, riprese una volta che la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza. Figlio di Giacomo “u sinnacheddu”, esponente della famiglia d Cinisi, luogotenente di Tano Badalamenti, e fratello di Luigi, ammazzato in un agguato nel 1981. Nessuna parentela del mafioso con il compaesano e simbolo dell’antimafia Peppino Impastato, stando a quanto risulta agli investigatori. Andrea Impastato dagli anni ’80 è entrato in contatto con il clan dei Corleonesi diventandone in breve tempo uno degli uomini di fiducia. Impastato avrebbe fatto parte attivamente della famiglia mafiosa, tanto da non limitarsi all’intestazione di beni ma dedicandosi anche all’estorsione. Secondo quanto emerso dalle precedenti indagini attraverso delle intercettazioni, infatti, si è scoperto che il mafioso avrebbe chiesto la “messa a posto” di una società di grande distribuzione.
Tra i beni sequestrati c’è il residence “Calamancina”, a San Vito Lo Capo. Gli occupanti delle villette possono dormire sonni tranquilli “se verrà comprovata la buona fede nel loro acquisto”, precisa Scarpinato. Anche l’affittuario di un grosso capannone adibito a centro commerciale “Mercatone Uno”, nella zona industriale di Carini, viene considerato estraneo alle vicende di Impastato. Ma gli investigatori sono particolarmente soddisfatti per il milione e mezzo di euro sequestrato in liquidi: “Un record”, secondo il questore Caruso.
La burocrazia rallenta le indagini
"Non si pensa alle conseguenze"
Un aggiornamento del sistema informatico blocca l'accesso a delle banche dati, e il procuratore aggiunto di Palermo lancia l'allarme e fa un appello alla classe politica. A rischio le indagini in corso sui patrimoni delle cosche mafiose
Mancano dieci password e le indagini rallentano. O addirittura sono costrette a fermarsi. Accade a Palermo, come denuncia Roberto Scarpinato, nel corso della conferenza stampa di oggi in Questura sul sequestro di beni al boss Provenzano. Per motivi burocratici, da quasi due mesi sarebbero state revocate dieci parole chiave per accedere a un sistema informatico di banche dati che velocizza notevolmente le indagini sul patrimonio. “Già nel 1991 una legge avrebbe dovuto creare l’anagrafe dei conti bancari, ma non è mai stata attuata perché mancava il regolamento – spiega Scarpinato – e lo stesso succede da un anno con la legge Bersani”. È difficile avere informazioni dalle banche, secondo Scarpinato, ed è ancora più difficile localizzare proprietà e flussi di denaro senza l’ausilio di supporti elettronici, bloccati dal ministero a causa di un aggiornamento del sistema. “A Palermo, prima di prendere certe decisioni bisogna riflettere sulle conseguenze”, ha rimproverato il procuratore. Scarpinato non ha voluto precisare a quale ministero va additata la “colpa”, se agli Interni o al Guardasigilli, ma il suo appello è a tutta la classe politica: “Mentre si apre una stagione nuova nella lotta alla mafia, c’è una mancanza di visione d’insieme”. L’ultima indagine non è stata rallentata dalla discussa procedura burocratica, ma Scarpinato ha ribadito che è importante agire sui patrimoni ottenuti irregolarmente dai mafiosi, che “non garantiscono la democrazia economica, e di conseguenza anche quella politica”.
(da Ateneonline)
"Non si pensa alle conseguenze"
Un aggiornamento del sistema informatico blocca l'accesso a delle banche dati, e il procuratore aggiunto di Palermo lancia l'allarme e fa un appello alla classe politica. A rischio le indagini in corso sui patrimoni delle cosche mafiose
Mancano dieci password e le indagini rallentano. O addirittura sono costrette a fermarsi. Accade a Palermo, come denuncia Roberto Scarpinato, nel corso della conferenza stampa di oggi in Questura sul sequestro di beni al boss Provenzano. Per motivi burocratici, da quasi due mesi sarebbero state revocate dieci parole chiave per accedere a un sistema informatico di banche dati che velocizza notevolmente le indagini sul patrimonio. “Già nel 1991 una legge avrebbe dovuto creare l’anagrafe dei conti bancari, ma non è mai stata attuata perché mancava il regolamento – spiega Scarpinato – e lo stesso succede da un anno con la legge Bersani”. È difficile avere informazioni dalle banche, secondo Scarpinato, ed è ancora più difficile localizzare proprietà e flussi di denaro senza l’ausilio di supporti elettronici, bloccati dal ministero a causa di un aggiornamento del sistema. “A Palermo, prima di prendere certe decisioni bisogna riflettere sulle conseguenze”, ha rimproverato il procuratore. Scarpinato non ha voluto precisare a quale ministero va additata la “colpa”, se agli Interni o al Guardasigilli, ma il suo appello è a tutta la classe politica: “Mentre si apre una stagione nuova nella lotta alla mafia, c’è una mancanza di visione d’insieme”. L’ultima indagine non è stata rallentata dalla discussa procedura burocratica, ma Scarpinato ha ribadito che è importante agire sui patrimoni ottenuti irregolarmente dai mafiosi, che “non garantiscono la democrazia economica, e di conseguenza anche quella politica”.
(da Ateneonline)
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Marco Rizzo
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20 febbraio 2008
Consigli di guerra
Come vedete dall'intestazione, i fumetti di guerra non mi dispiacciono affatto. Vi suggerito una monumentale raccolta made in UK, edita recentemente (Mammooth book of Best of War Comics), e se vi capita roba della Fleetway non potete non darci un'occhiata. Beccogiallo ci propone una bella storia di guerra sotto forma di cronaca storica. La grande guerra, come si evince dal titolo, parla dalla prima guerra mondiale, mai approfondita a dovere dai media e dall'entertainment rispetto all'altra, forse perché meno fascinosa secondo punti di vista morbosi, esoterici o di denuncia. Ma ce ne sarebbero di cose da raccontare. Alessandro Di Virgilio e Davide Pascutti raccontano una piccola grande storia qualunque, alternata alla vita parallela di un uomo che riscopre la vita di un nonno che non sapeva di avere e sopratutto riscopre sè stesso. Una storia raccontata con ritmo, toccante senza essere melensa, accurata nella ricostruzione e realistica nei dialoghi. I disegni sporchi di Davide rendono bene l'ambientazione, come fatto su Marcinelle, e dimostrano che Pascutti è uno dei disegnatori "coltivati" da Beccogiallo con maggiore personalità e padronanza dello stile. Insomma, un buon volume che vi consiglio caldamente.
PS: c'è solo una tirata d'orecchi per Alessandro, che gli ho già riferito per email... Alessa', per sapere com'è il dialetto trapanese me la potevi fare una telefonata!
PS: c'è solo una tirata d'orecchi per Alessandro, che gli ho già riferito per email... Alessa', per sapere com'è il dialetto trapanese me la potevi fare una telefonata!
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Marco Rizzo
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15 febbraio 2008
Caravaggio on screen
Vi ho già parlato della tanto discussa mostra sul mio amato Caravaggio che si svolge attualmente a Trapani. Dovevano essere 14 quadri, sono diventati 11. Un paio di settimane fa doveva arrivare un altro quadro, da Messina, ma nonostante l'annuncio non è mai arrivato. Le attività nei dintorni dovevano beneficiarne, e si lamentano tutti. I tour operator hanno saputo della mostra (che alle tasche della Provincia è costata 600 mila euro) troppo tardi, e non sono stati organizzati pacchetti ad hoc. Doveva offrire l'occasione al Museo Pepoli di rimodernarsi, ma il personale resta sempre quello che è, costretto a straordinari che forse non verranno manco pagati. Insomma, si ha la sensazione, tanto per cambiare, che a beneficiarne siano stati in pochi. Esclusa ovviamente la possibilità di poter godere delle opere del Maestro in una città solitamente povera in offerta culturale. Ho fatto una inchiesta (video, più che altro) sulla mostra che spero al più presto di concretizzare con un reportage vero e proprio. Nel frattempo, vista l'imminente fiction su RaiUno, ho provveduto a montare una specie di antipasto, un breve servizio per Ateneo che approfitta della notizia di qualche giorno fa sul numero definito record di visitatori, 27 mila. Lo trovate qui sotto... testi, video e montaggio miei, voce di Stefania Brusca.
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Marco Rizzo
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12 febbraio 2008
Mantova '08
Anche quest'anno collaborerò con Mantova Comics e con gli amici Francesco e Sara, che stanno lavorando per portare un impronta sempre più americana alla fiera. Nonostante le poche edizioni alle spalle, Mantova offre autori di grido di livello internazionale, un parterre di ospiti riconosciuti enorme, conferenze che mescolano le più classiche interviste pubbliche all'autore e all'editore con incontri di approfondimento. Proprio delle conferenze mi occuperò assieme a Gennaro Costanzo, che raccoglie il testimone dal paninaro Carlo Del Grande e rappresenta ComicUs nell'organizzazione. Io e Gennaro modereremo gli incontri con gli autori ospiti della fiera e qualche incontro organizzato da ComicUs (tra cui la premiazione del CUS prize), e domenica, per quasi tutta la giornata, io sarò impegnato in qualità di arbitro sul ring "Comics vs Graphic novel", sperando di non beccarmi qualche "cornuto" dalla folla. In ogni caso, considerato che quest'anno con tutta probabilità salterò Napoli Comicon (per la prima volta da... quando? sette anni?) per vari motivi, ne approfitterò per salutare qualche amico e ufficializzare qualche accordo.
Nota di servizio: non ci occupiamo della gestione degli orari né di nessun altro aspetto tecnico/promozionale (tranne per quanto riguarda CUS), per quella roba quindi fate riferimento allo staff interno della fiera.
Nota di servizio: non ci occupiamo della gestione degli orari né di nessun altro aspetto tecnico/promozionale (tranne per quanto riguarda CUS), per quella roba quindi fate riferimento allo staff interno della fiera.
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Marco Rizzo
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10 febbraio 2008
Secret Invasion
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Marco Rizzo
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Non sono amenità,
Vitamia
9 febbraio 2008
Segnalazioni Bloggose
Io non lo sapevo, ma il carissimo Matteo Losso, firma storica della critica web e oggi redattore stra-impegnato della Panini, ha un blog. E anche Lelio Bonaccorso (meglio noto all'estero come Donald Corse), bravissimo ex-allievo della Scuola di Palermo con cui ho già lavorato e con cui stiamo lavorando su un libro a fumetti (eufemismo per graphic novel) lungo e ambizioso. E Claudio Stassi, che un blog ce l'ha da tempo e non ha bisogno di presentazioni, può vantare un look nuovo grazie alle sempre indaffarate manine del sottoscritto.
E per evitare che il prossimo caffé che mi offre contenga della stricnina, vi segnalo anche il blog di una donna che è una contraddizione vivente: una marsalese (femmina) in gamba, simpatica e intelligente, la dott.ssa Francesca Martinico :P
E per evitare che il prossimo caffé che mi offre contenga della stricnina, vi segnalo anche il blog di una donna che è una contraddizione vivente: una marsalese (femmina) in gamba, simpatica e intelligente, la dott.ssa Francesca Martinico :P
parola di
Marco Rizzo
- ore
16:46
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Fumetti
6 febbraio 2008
Brutto muso
Ieri mi sono ricordato che c'è un brutto muso sotto tutta quella barba che ho portato per diversi mesi. Ho rinunciato al rivestimento villico per semplici esigenze carnevalesche (ebbene sì), e già me ne pento. Potrete vedere con i vostri occhi il viso da bimbo innocente che tanto tento di nascondere venerdì all'edizione delle 14:00 del Tg regionale di Raitre, dove se tutto va bene dovrei essere intervistato all'interno della rubrica Album su Ilaria Alpi - il prezzo della verità e varie cose fumettose. Confermerò in questo stesso post. Dovremmo registrare domani ma sapete com'è, non si sa mai, oggi-domani dovesse cadere qualche altro governo...
Update 7/2: Confermo. Ci vediamo domani (in tivvu')
Update 7/2: Confermo. Ci vediamo domani (in tivvu')
parola di
Marco Rizzo
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22:52
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Vitamia
2 febbraio 2008
Quasi trent'anni
Ricevo e volentieri segnalo questo appello di Giovanni Impastato, che potete trovare a questo link. E giusto per restare nell'attualità, riporto questa citazione di Peppino:
“Il gruppo dirigente democristiano nello scacchiere politico locale, come su quello nazionale, si pone come un’associazione di tipo mafioso, non solo e non tanto per la convergenza di mafia e di clientele parassitarie che è riuscito a suscitare e ad aggregare attorno a sé, quanto per il modo stesso, banditesco e truffaldino, di concepire ed esercitare il potere”.
parola di
Marco Rizzo
- ore
22:23
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