30 maggio 2007
Adesso è Possibile...
27 maggio 2007
Season Finale
24 maggio 2007
Resistenze
22 maggio 2007
Come rinunciai al Tg3
19 maggio 2007
Il segreto di Lanterna Verde
La mia passione per il personaggio è nota, al punto che capita che amici o conoscenti mi chiedano che cosa ci trovo di tanto affascinante. Beh, le motivazioni sono essenzialmente due, e sono legate alla natura stessa del character. Lanterna Verde (parlo di quello della Silver Age) nasce in un contesto, a cavallo tra il maccartismo e l'era atomica e della corsa allo spazio, che indubbiamente ne connatura le origini, definendo i nemici e il protagonista stesso. La fantascienza classica e un po' visionaria dei primi numeri (debitori di tanti autori di fantascienza dei fifties), gli stessi poteri pressoché illimitati, la presenza di spie e intrighi, sono dovuti al clima dell'epoca. Ovviamente, con un personaggio così potente, chi lo scrive si trova davanti, narrativamente parlando, ad un problema: come lo si sconfigge? Come Superman ha la kriptonite, LV ha gli oggetti di colore giallo. Una spiegazione pseudoscientifica, sono dell'idea, lascia il tempo che trova se può essere superata la giusta dose di "sospensione dell'incredulità" e la consapevolezza dell'epoca della nascita del personaggio. A differenza del minerale di Krypton, poi, il "colore" permette di distribuire potenzialmente ovunque le minacce all'eroe. Altra soluzione è creare personaggi ancora più potenti, o situazioni in cui è costretto e non usare l'anello del potere attraverso il quale materializza qualunque cosa voglia. Per chi come me racconta storie, la sfida di un personaggio del genere è sempre al rialzo. E questo è quello che lo rende affascinante da un punto di vista meramente tecnico.
Se vogliamo parlare di affezione e emozioni (la prima, ovviamente, è una cosa del tutto personale), LV include in sé due caratteristiche ispiratrici e tipiche dell'eroe di un tempo di cui, mi sa, nonostante tutto non ci stancheremo mai. La forza di volontà che supera le paure e l'immaginazione che materializza qualunque cosa si immagini sono il vero carburante dell'anello del potere. E sono il vero carburante per chiunque di noi, nella vita di tutti i giorni, non solo per i "creativi". Con presupposti del genere, Lanterna Verde va anche oltre il modello supermaniano (che spesso poi viene identificato con l'antipatico american way of life), parlando a tutti, rendendo il personaggio unico, e definendo un modello.
E credo che a qualunque età, in qualunque circostanza, avere un eroe come modello non possa che fare bene.
17 maggio 2007
Ilaria Alpi - schizzi e scelte narrative
Vi segnalo che sul blog di Beccogiallo è presente un nuovo post sul volume su Ilaria Alpi che uscirà in autunno, scritto da me e disegnato da Francesco Ripoli e con l'apporto di Francesco Barilli nell'appendice testuale. In questo nuovo messaggio parlo dell'approccio narrativo alla vicenda, svelando un po' come verrà sviluppata. Inoltre, sono presenti gli schizzi preparatori di due vignette del mitico Franz. Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che qui, sul forum di ComicUs e privatamente mi hanno fatto pervenire i loro auguri e in bocca al lupo per questo libro su cui, come sapete, stiamo investendo tantissimo :)
16 maggio 2007
U' candidatu - quarta parte
Pino era caduto in un vortice di depressione. Il suo mentore, Nanai Russo, era sparito. Non rispondeva a telefono, il suo portavoce/borse personale gli aveva fatto sapere che era impegnato in una crociera nelle isole Egadi per festeggiare la scontata rielezione. La moglie non perdeva l'occasione di ricordagli i tanti soldi spesi. Il figlio, le cui mani puzzavano ancora di colla, veniva deriso dagli amici. Finalmente, al bar, incrocia una settimana dopo le elezioni Nanai Russo, che gli offre un caffé. I maligni dicevano di lui che era sparito per un po' dalla circolazione per evitare le voci su presunte minacce agli elettori o compravendite di voti. Nanai, con la sua mano umidiccia sulla spalla di Pino, lo guardava con gli occhi con cui un padre comprensivo guarda un figlio che ha preso una brutta pagella.
"Traquillo, Pino. Hai fatto la tua parte per il sindaco, e per la lista, e te ne siamo tutti grati."
"Ma... ho speso un sacco di soldi, pensavo... Nanai, ho preso 5 voti! Mi hanno votato i miei genitori, mia moglie e la puliscale! Tu mi avevi detto che avresti..."
"Pino, ascoltami. Hai sbagliato strategia comunicativa. La comunicazione oggi è tutto, in politica! Ma non preoccuparti. Ti rifarai alle prossime elezioni."
"Le prossime?"
(fine)
13 maggio 2007
Famileghist Day
Parola di Roberto Calderoli... che classe, signori!
U' candidatu - terza parte
Alla fine, dopo due ore di accesa discussione, Pino era giunto ad un marketing planning formidabile. Le spese per i volantini e i manifesti sarebbero state detratte dai fondi per l'affitto della casa a San Vito lo Capo (che inevitabilmente, quest'anno, saltava) e dal fondo-studio della piccola Anna, fiduciosi che l'aspirazione della bambina di mollare gli studi e diventare velina potesse restare negli anni dell'università.
Come comitato elettorale, sarebbe stato usato il negozio di Rosalia, la sorella parrucchiera di Maria Rosa.
"Maria, ma tua sorella mi odia! Chiederle un favore del genere significa che me la devo sopportare a casa nostra per tutti i prossimi natali, pasqua e capodanno!"
"Miii, e come fai, Pino! Che è meglio affittare un locale? Tranquillo, quando poi sarai consigliere comunale potremo permetterci qualche sfizio!"
Maria Rosa, quando era andata a chiedere alla sorella il permesso di usare lo spazio del negozio come comitato elettorale, si sentiva un po' una first lady. Rosalia faticava a riconoscere la sorella in quel tailleur verde acqua in stile Jaqueline Kennedy acquistato dai cinesi. La parrucchiera aveva dato l'assenso, ma a patto che gli sarebbe stato pagato un affitto e che per mezza giornata avrebbe potuto continuare a lavorare. Pino intanto era dal tipografo, amico di amici, a disperarsi sui preventivi dei manifesti e volantini elettorali, mentre il tipografo aggiungeva un altro nome alla lista di aspiranti politicanti da spennare, che da soli permettono alle loro ditte di esistere in città dove praticamente non esistono pubblicazioni su carta di alcun tipo.
(continua...)
U' candidatu - seconda parte
La mattina dopo, al solito bar, Nanai aveva avvicinato Pino stringendogli la mano: umidiccia, la avvolgeva con entrambe le mani viscide con un gesto che ricordava un antico saluto di una qualche dimenticata tribù indiana.
"Pino, Pino carissimo... allora, hai pensato alla mia offerta?"
Pino aveva gli occhi lucidi dall'emozione e dal caffé bollente che aveva tracannato mentre aveva visto avvicinarsi "l'onorevole" Nanai.
"Si, Nanai. Va bene."
Un mondo di lustrini, tappeti rossi, macchine di servizio e giornalisti in pugno si era aperto davanti agli occhi sognanti di Pino.
"Facciamo così - lo risveglia Nanai - vieni stasera al mio comitato elettorale, e col mio staff delineiamo le strategie elettorali, va bene? Sono contento, Pinu'!"
Un sorriso a 36 denti di cui 4 dorati si era stampato sul faccione del consigliere comunale. Pino non era ancora convinto al cento per cento, ma ci sarebbe mancato poco.
Quella sera, nel comitato elettorale di Nanai in via Fardella 26, Pino era rimasto incantato dal televisore al plasma 46 pollici che trasmetteva, a rotazione continua, lo spot elettorale di Mario Russo detto Nanai. Il candidato, che aspirava al quinto mandato consecutivo, si faceva inquadrare mentre baciava teste di bambini come il presidente dell'America e stringeva le mani a degli impiegati comunali. Di sottofondo, "tupitupituttutu-ah-ah", evocativa canzoncina adatta a tutti gli spot.
"Dobbiamo innanzitutto trovarti un soprannome. Fa colore, e rende il nome facile da ricordare".
"Ma ce lo già un soprannome - risponde Pino alla giovane riccioluta Marcella, consulting imaging manager dell'onorevole Russo - Pino è l'abbreviazione di Giuseppe".
"Ma che centra - replica focosa Marcella, accompagnata da Nanai che annuisce - un soprannome è un'altra cosa... facciamo così, sui volantini ci sarà 'Pino Scaturro detto Turro', si, mi sembra efficace".
"Eh?"
Pino non era convinto, ma cambiò facilmente idea quando le cose si fecero più concrete. Diecimila "santini", un comitato elettorale tutto suo, mille manifesti e un comizio.
"No, aspetta, il comizio no". Nanai lo riportava bruscamente alla realtà.
"Ora non si fanno più i comizi". Marcella guardava Pino come se venisse da Marte e non conoscesse le basi del vivere civile terrestre.
"Ora si fanno le convenscio".
"Le conché?"
Le convention. Buffet libero, musica dal vivo, piante esotiche e un ospite di rango, solitamente un consigliere regionale amico di amici che in una sola giornata si girava sette o otto comitati elettorali, con rispettive convenscio.
E va bene, che convenscio sia. "Ma... da che parte stiamo? E io da che parte sto?", chiese Pino, ricordandosi finalmente dei dettagli fondamentali.
"Guarda - gli risponde serioso Nanai - sarai undicesimo nella lista. Questo vuol dire che contribuirai al grande progetto della mia lista, 'La città da amare che vogliamo' e che attraverso il premio di maggioranza alla soglia di sbarramento con 300 voti nostri e 200 degli alleati della lista 'Noi ci stiamo' potresti anche avere buone probabilità."
"Ehm... va bene". Pino non era certo di avere capito.
"Per il sindaco, ovviamente appoggiamo il sindaco uscente. Una persona integerrima e sicura di sé, che ha a cuore il bene della città".
"Ma... Nanai, non avevate litigato sulla questione del campo da cricket in contrada Milo?" Pino si vedeva stravolto, davanti a sé, l'intero panorama politico locale.
"Tempi che furuno, Pinù, tempi che furuno!"
(continua...)
11 maggio 2007
U' candidatu - prima parte
(continua...)
7 maggio 2007
Ilaria Alpi
Vi avevo promesso un annuncione dopo Napoli Comicon, no? Per me, questa notizia, rappresenta un nodo importante nella mia carriera, e sono mesi che non vedo l'ora di poterla annunciare ufficialmente.
Potete immaginare che da giornalista e fumettaro unire le due passioni possa essere un sogno che diventa realtà. Un po' l'ho fatto con la mia tesi di laurea, che analizza il rapporto tra giornali, giornalismo e fumetti. Adesso lo concretizzerò con un libro/fumetto/inchiesta sul caso Ilaria Alpi che uscirà in autunno per Beccogiallo. Con i ragazzi di Beccogiallo c'è un ottimo rapporto, fatto di stima professionale e simpatia personale. Da qualche mese stavamo progettando di fare qualcosa insieme, un progettino è stato messo da parte (temporaneamente), un altro era in fase di documentazione, quando poi è arrivata Ilaria. L'idea di un fumetto sulla Alpi mi è stata proposta dagli stessi “becchigialli”, che giustamente immaginavano potesse interessarmi su più piani. Grazie al consiglio e all'intercessione dell'amico Claudio, siamo giunti a un disegnatore, il "toscanaccio" Francesco Ripoli, che calza a pennello al progetto e che era stato già notato dall'editore. Francesco è praticamente alla sua prima pubblicazione, ma la maturità del tratto e la capacità dei suoi disegni di rimanere impressi con pochi, calcolatissimi segni, vi stupiranno. Per chi volesse un piccolo assaggio della sua maestria, può recuperare il primo numero di Mono e dare un'occhiata all'illustrazione nel racconto su Joe Petrosino.
Io mi sto stupendo giorno dopo giorno, mentre seguo la produzione delle tavole, incredibilmente una più bella dell'altra. Ad aiutarmi negli approfondimenti giornalistici in appendice, il collega Francesco Barilli, persona seria e preparata che ho il piacere di vantare tra le mie prime conoscenze internettiane, con cui finalmente dopo anni riusciamo a concretizzare una collaborazione. Vi rimando al blog di Beccogiallo per altre informazioni e un altro sguardo indiscreto tra i disegni di Francesco, con una vignetta che rappresenta i due protagonisti della tragica storia, Ilaria Alpi e l'operatore Miran Hrovatin.
Vista e rivista
Vi ho già parlato un po' della genesi di Mono, più che altro con una nota di colore. Vengo a rispondere a chi mi ha più o meno direttamente chiamato in causa su altri blog in discussioni sul concetto di rivista. Innanzitutto, devo fare mia un'osservazione intelligente di Manlio che secondo me spiega il malcontento di molti, lettori e addetti: “è come se ipotizzassimo che Dylan Dog ha chiuso al 100, e qualche anno dopo qualche altro editore tentasse coraggiosamente di riprenderne la pubblicazione. Tutti a stare lì a dire che come quei 100 numeri non c'è ne sono, etc. Ecco, è lo stesso parlare “a memoria””. I giudizi negativi o prevenuti sulle riviste sono spesso (non sempre!) viziati dalle aspettative. Aspettative che pretendono che le riviste oggi siano uguali e identiche a Orient Express, Comicart o Frigidaire a seconda dei gusti di chi parla. È chiaro che oggi le proposte dovranno per forza di cose essere diverse. È cambiato il mercato, è cambiato il pubblico, sono cambiati gli autori, sono cambiate le tirature. Non sta a me parlare di Motel, rivista curata da Niccolò Storai tirata in ballo insieme a Mono nei suddetti blog. Vi parlerò invece della rivista curata da me e Sergio per Tunué. Quando abbiamo preso seriamente in mano il progetto, l'idea fulminea della “monotavola” alla base della rivista si è rafforzata diventando caratterizzante e quasi obbligata. Se le riviste avevano fallito, bisognava ripensarle con una struttura nuova. Se pagare gli autori non era possibile visto che le tirature erano calate drasticamente ma non bisognava alzare troppo il prezzo, bisognava trovare una soluzione diversa. Se gli esordienti non hanno più spazi dove esordire affianco a grossi nomi proprio perché non esiste più una rivista che lo faccia, bisogna allargare quegli spazi. Mono risponde a molte esigenze, tra cui anche quelle che ho appena detto. Ecco quindi l'idea della “raffica di fumetti”. Ecco quindi la soluzione della tavola unica, non uno sforzo produttivo enorme anche per l'autore più impegnato. Ecco quindi, conseguente alla soluzione precedente, l'idea di dare il ricavato in beneficenza, che mette d'accordo tutti (ribadisco che anche i proventi del #2 andranno a Intervita Onlus, non segnalarlo sull'albo è stata una dimenticanza).
Mono risponde anche all'esigenza fondamentale di sperimentare in assoluta libertà. Scrivere storie di una tavola è un gioco, una sfida e quasi un esercizio di stile, specie per i molti autori bonelliani e disneyani che abbiamo interpellato. Pochi paletti (un tema e il limite di una tavola), assoluta libertà. Ciò a dovuto all'idea sperimentale alla base di Mono e al fatto che, come giustamente faceva notare Rrobe, il controllo “post” è quasi del tutto mancante. Ma questo è avvenuto sia perché siamo stati soddisfatti in linea di massima di tutti gli interventi avuti finora, sia perché anche una tavola “furba” può essere ben fatta, sia perché proprio lì si vede la libertà creativa ceduta dai curatori, sia perché, ovviamente, gli autori non vengono pagati, come faceva notare Roberto. Ma sta all'autore fare del proprio meglio, raccogliere la sfida e rispondere, misurandosi col lettore. Che esperimento sarebbe, che sfida sarebbe, se io o Sergio non l'appoggiassimo fino in fondo?
Attenzione, non me ne sto lavando le mani. Dico solo che non tutti gli esperimenti riescono, non tutte le sfide si vincono. Il lettore dovrà valutare quali sono riusciti e quali sono vinte, insomma quali tavole l'hanno convinto, e su questo dovrà basare il proprio giudizio, dopo avere acquistato l'albo (mi aspetto che sapendo di che tratta la rivista, se non condivide l'idea di partenza non l'acquista, anche se magari può anche cambiare idea dopo averla letta). È chiaro che attinenze o vicinanze a generi e stili vizierebbero il giudizio...
Il prossimo numero di Mono è dedicato all'acqua ed uscirà a novembre. Mare, problemi idrici, pirati, sirene, pesci, autobotti... ci sarà di tutto, prevedo. E prevedo che come è successo tra il primo e il secondo numero, avremo modo di valutare i consigli e le recensioni e aggiustare il tiro, ovviamente senza snaturare la rivista o trasformarla in un clone zombie di Orient Express o di Frigidaire.
PS: se sei arrivato a leggere fino a qua sotto, Manlio ti offirà una birra.
4 maggio 2007
Fa le cose che sa fare un sequel
Da questo punto di vista è interessante notare come uno dei migliori attori coinvolti nel ruolo di contorno, quel Thomas Hayden Church indimenticabile in Sideways, abbia il momento emotivamente più spettacolare, a mio parere, quando si limita a prestare i movimenti all'alter ego Uomo Sabbia nel momento in cui viene creato. A proposito di personaggi, peccato che la mia adorata Gwen sia stata rappresentata come un'ochetta svampita, piuttosto che come la ragazza dolce, positiva e intelligente dei fumetti d'antan da cui proviene, per certi versi sminuendone l'importanza nel cosmo ragnesco (vedi sopra) con un trattamento poco rispettoso. Forse poi, sarebbe stato il caso di spiegare con una semplice battuta ("Il simbionte ha replicato i tuoi poteri e i tuoi ricordi e li ha dati a me!Bwahahah!") come Venom ottiene i suoi poteri.
Ma queste sono riflessioni da vero nerd, in realtà il film è ben calibrato e soprattutto divertente, gestendo bene gli spazi dei numerosi personaggi, alternando scene per tutti i gusti. E' chiaro che un blockbuster come questo è indirizzato alle più varie fasce di target (e questo ne spiega in parte il successo) e non può non basarsi in alcune scene su coincidenze (quella del camion di sabbia e quella della chiesa, per intenderci), come spesso succede nell'entertainment più leggero, e i fumetti di supereroi ce l'hanno insegnato bene. Riguardo al target, ecco quindi battute un po' sciocche e mazzate a go-go per i più piccoli, tormenti di coppia per i teen agers, dialoghi esistenziali e umorismo un pelino più raffinato ma sempre un po' slapstick per i più grandicelli (vedi la scena al ristorante con Bruce Campbell) etc. E ovviamente, Spider-Man 3 è un filmone americano ad uso e consumo sopratutto degli americani, comprensibili e quasi perdonabili i continui richiami all'essere Newyorkese, la scenona con la bandiera a stella e strisce e l'apparizione di un numero imbarazzante di membri delle forze dell'ordine. Se tutto questo permette comunque che il film resti godibile e divertente, con magari qualche intelligente sermoncino di Zia May (io ci ho letto un messaggio contro la pena di morte) non proprio da cowboy... ben venga.
L'Isola dei mafiosi
1 maggio 2007
Napoli Comicon in pillole
- un paio di prospettive lavorative abbastanza concrete.
- un Mono #2 ben riuscito.
- il meritatissimo premio a Brancaccio dei compari Giovanni e Claudio.
- l'occasione per staccare un po' e cercare di rilassarci che io e Stefania agognavamo da mesi.
- la possibilità di visitare Napoli (e Caserta, in ottima compagnia tra l'altro) da turista, come si deve; cosa fatta in maniera troppo discontinua in passato.
- il piacere di vedere amici carissimi (e nomi non ne faccio, perché chi sa che deve sentirsi chiamato in causa lo sa già... anche perché poi rischio sempre di dimenticare qualcuno).
- una spesa in fumetti colossale.
- cene e bevute nerd.
- la maschera di Wolverine (!) regalatami dal maestro Tomasi che vedete sopra.
- un bel disegno di Gipi (Gianni, ripensaci).
PS: no, foto dalla fiera non ne ho. Provate qui.