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Ma come faccio a essere arrabbiato con lei?
Il resto potete leggerlo su Debbie Dillinger vol.1: the Chihuahua Affair, disponibile in tutte le fumetterie!Buchi nella pietra
Un’avventura di Debbie DillingerPhilip Goofs aveva l’apparenza di un uomo buono. Un signore sulla sessantina, dai capelli bianchissimi e piccoli occhiali, aveva salutato Debbie con un grande sorriso e si era messo subito al lavoro. Debbie Dillinger cercava di non fare caso ai complimenti dell’anziano gentiluomo, e nonostante questi si sporgesse per guardare le curve diDebbie, continuava a mantenere la sua simpatia. Il signor Philip stava giusto terminando di ridipingere il nome sulla porta dell’ufficio del compianto Smitheson, quando venne urtato e il pennello cadde. Non era riuscito a scrivere l’ultima lettera, ma si capiva bene cosa si intendesse con quel ‘Debbie Dillinger – Private Inv…’.
Il vecchio Philip era stato urtato da un tizio elegante nel suo gessato grigio. Ma il suo aspetto poco gradevole e leggermente inquietante minava la sua eleganza.
“Signorina? Cerco Smitheson.”, esordì.
Debbie dava le spalle alla porta, stava riorganizzando la scrivania dietro la quale aveva passato gli ultimi anni. Adesso, le sue cose, si sarebbero spostate nella stanza affianco, in una scrivania più grande. Si voltò con la sua consueta grazia naturale, e il sorriso ampio e ammaliatore di chi spera di vedere il proprio primo cliente.
“Mi dispiace, ma il Sig. Smitheson non è più qui.”
“Che intende?”, interrogò stranito l’uomo.
Debbie si rese conto che quel sorriso non era adatto a quanto stava per dire, e improvvisamente, passando dall’imbarazzo, il suo viso arrivò ad una più consona serietà.
“Non ha saputo? Il Sig Smitheson è deceduto qualche giorno fa. Ho rilevato io la sua attività.”
“Ah. Mi dispiace. Ero fuori città per delle commissioni, appena tornato sono venuto a trovare il Sig. Smitheson. Doveva cercare una persona per me.”
“Lei è un cliente?”, chiese Debbie. Non riusciva infatti a ricordare di aver aperto la porta a quell’uomo. E facce come quelle si ricordano.
“Si. E non credo che mi affiderò a lei. Cercherò un altro investigatore”. L’uomo aveva calcato l’accento su quell’ultima parola, stimolando Debbie e la sua antipatia per i soliti pregiudizi.
“Sa…”, disse Debbie mettendosi ritta in piedi, con le braccia conserte, “ho rilevato anche l’archivio del mio predecessore. Potrei lavorare al suo caso alla metà della parcella, dato che metà del lavoro è stata già fatta.”
Debbie sa riconoscere un uomo avaro. Dai vestiti che indossa, dal tono che assume. Nella sua carriera ha visto tanta gente pregarla di uno sconto. Ma Debbie sa bene che la carriera dell’investigatore non prevede sconti, perché a nessun buon detective, quando si trova al lavoro, la vita riserva sconti.
Ma questo era un caso particolare, e aveva permesso all’audace ex-segretaria di ottenere il suo primo cliente, Jules Monfalcone.
Jules era alla ricerca del fratello, John, scomparso una settimana prima. Smitheson aveva iniziato le indagini, prima di scomparire per quella questione di droga. Jules non lo sapeva, e Debbie non aveva certo interesse a raccontargli cosa era successo nei giorni precedenti. Si limitò a scartabellare tra gli archivi di Smitheson.
Non fu facile trovare la cartella di John Monfalcone. Non era nello schedario, ma nel cassetto della scrivania a destra, sotto la pistola e la foto della moglie di Smitheson, morta di cirrosi epatica dieci anni prima. Insieme a quella scheda altre cartelle, che Debbie si ripromise di controllare prossimamente, quando l’entusiasmo per il suo primo caso si fosse dissolto… magari con la risoluzione del caso.
Diede una lettura veloce e congedò il cliente con quel sorriso ampio e un po’ ipocrita che aveva perso quasi subito.
Quando accompagnò il signor Monfalcone alla porta, Debbie si accorse che il buon Philip aveva appena finito il lavoro. Quel grande occhio femminile sulla porta, così diverso da quello anonimo dei suoi colleghi, un po’ la preoccupava: non sarebbe stato un ulteriore freno per chi diffidava da investigatrici donne?
Bastò Philip a rincuorarla: “Complimenti Signorina Dillinger, lei sa come trattare la gente… Quel tizio ha imparato subito con chi aveva a che fare!”
Debbie diede un bacio sulla fronte all’anziano operaio, lo pagò, lo salutò e si mise al lavoro sul suo primo caso.
When I sat down on the bed next to you(Wilco, da A Ghost is born)
You started to cry
I said, maybe if I leave, you'll want me
To come back home
Or maybe all you mean, is leave me alone
At least that's what you said
You're irresistible when you get mad
Isn't it sad, I'm immune
I thought it was cute
For you to kiss
My purple black eye
Even though I caught it from you
I still think we're serious
At least that's what you said
Aver paura d'innamorarsi troppo
non disarmarsi
per non sciupare tutto
non dire niente
per non tradir la mente
è un leggero dolore
che però io non so più sopportare.
Non farsi vivo
e non telefonare
parlar di tutto
per non parlar d'amore c
ercar di farsi
un po' desiderare
è proprio un vero dolore
Abbandonarsi senza più timori
senza fede nei falliti amori
e non studiarsi ubriacarsi di fiducia
per uscirne finalmente fuori
Aver paura di confessare tutto
per il pudore d'innamorarsi troppo
finger che anch'io
le altre donne vedo
è un leggero dolor
temere di mostrarsi interamente nudo
e soffocare la sana gelosia
e controllarsi non dirti che sei mia
voler restare e invece andare via
è proprio un vero dolore
Abbandonarsi senza più timori
senza fede nei falliti amori
e non studiarsi ubriacarsi di fiducia
per uscirne finalmente fuori
Johnny works in a factory and Billy works downtown(Bruce Springsteen, da 18 Tracks)
Terry works in a rock and roll band
Lookin' for that million-dollar sound
I got a little job down in Darlington
But some nights I don't go
Some nights I go to the drive-in, or some nights I stay home
I followed that dream just like those guys do up on the screen
And I drive a Challenger down Route 9 through the dead ends and all the bad scenes
And when the promise was broken, I cashed in a few of my dream
Well now I built that Challenger by myself
But I needed money and so I sold it
I lived a secret I should'a kept to myself
But I got drunk one night and I told it
All my life I fought this fight
The fight that no man can never win
Every day it just gets harder to live
This dream I'm believing in
Thunder Road, oh baby you were so right
Thunder Road there's something dyin' on the highway tonight
I won big once and I hit the coast
But somehow I paid the big cost
Inside I felt like I was carryin' the broken spirits
Of all the other ones who lost
When the promise is broken you go on living
But it steals something from down in your soul
Like when the truth is spoken and it don't make no difference
Something in your heart goes cold
I followed that dream through the southwestern flats
That dead ends in two-bit bars
And when the promise was broken I was far away from home
Sleepin' in the back seat of a borrowed car
Thunder Road, for the lost lovers and all the fixed games
Thunder Road, for the tires rushing by in the rain
Thunder Road, Billy and me we'd always say
Thunder Road, we were gonna take it all and throw it all away