Se nel resto dello stivale presto o tardi ci toccherà tornare a votare (per chi ancora ne ha sinceramente voglia), qui in Sicilia oltre alle nazionali, ci tocca inevitabilmente votare alle regionali. Ritornerà quindi a muoversi la macchina delle promesse elettorali della Regione Sicilia. Un'azienda dedicata all'assistenzialismo di alto profilo con 15 mila dipendenti (ogni sei un dirigente, ogni due un capoufficio) che mette in moto i "concorsi" durante i comizi e i festini elettorali. Immaginate dunque l'imbarazzo degli uomini politici dell'Isola davanti la possibilità di scegliere tra la candidatura alla prestigiosa e ben remunerata poltrona in Parlamento (specie con questa legge elettorale, specie a destra) e lo scranno a Palazzo dei Normanni costruito sui teschi dei futuri forestali. Ma non tanto di quei politici "a spasso" (che poi sono veramente pochi). Ma addirittura di chi un posticino al calduccio ce l'ha già. Sindaci e presidenti di Provincia, anche con solo uno o due anni di lavoro alle spalle, in tutta la Sicilia scalpitano per potersi candidare. Dimettendosi. Le voci sono sempre più insistenti, stamattina La Sicilia e l'Ansa hanno confermato in parte quello che si dice in giro. Sindaci come Scapagnini di Catania, Cammarata di Palermo e Fazio di Trapani pare che siano disposti a dimettersi per far partire un gioco di scambi di poltrone. Musotto lascia la provincia di Palermo per il Senato e lo sostituisce Cammarata. Fazio mira al Senato ma si accontenterebbe anche della Regione... insomma, stando a sentire quelle voci, sembra di vedere tanti sciacalli che si fiondano sul cadavere della dignità politica. Sciacalli-cecchini che puntano alle palle degli elettori, costretti magari ad andare a votare tre volte, ma sopratutto puntano a stipendi più alti. O in certi casi a quel ferro dietro la porta che è l'immunità parlamentare.
A proposito. L'immarcescibile imperatore D'Alì non si smentisce neanche stavolta. Pare che si sia ricordato di essere anche senatore, oltre che presidente della provincia di Trapani, e pare che per un'assurda legge del nostro ordinamento, non è possibile, da presidente di provincia, candidarsi a senatore. Chiaramente (?), è possibile da senatore candidarsi a presidente di provincia. Si tornerebbe a votare (dopo meno di due anni) di nuovo alla Provincia, per magari vedersi spuntare di nuovo D'Alì fra qualche anno, se le voci che circolano sono vere (e mi auguro di no, perché sarebbe l'ennesima palese presa per i fondelli e dimostrazione di arroganza). Di certo c'è un bel movimento, che porta chi ha paura di restare scoperto nei prossimi anni, vista la concomitanza di regionali e nazionali, a farsi due conti in tasca. E di farsi beffa degli elettori.
PS: Se qui su mi riferisco solo ad esponenti di Forza Italia (o Partito del Popolo della Libertà della Fregna della Scamorza o come minchia si chiama adesso), giuro, giuro, è solo dovuto al caso. Dopotutto non c'è molta scelta da queste parti.
A proposito. L'immarcescibile imperatore D'Alì non si smentisce neanche stavolta. Pare che si sia ricordato di essere anche senatore, oltre che presidente della provincia di Trapani, e pare che per un'assurda legge del nostro ordinamento, non è possibile, da presidente di provincia, candidarsi a senatore. Chiaramente (?), è possibile da senatore candidarsi a presidente di provincia. Si tornerebbe a votare (dopo meno di due anni) di nuovo alla Provincia, per magari vedersi spuntare di nuovo D'Alì fra qualche anno, se le voci che circolano sono vere (e mi auguro di no, perché sarebbe l'ennesima palese presa per i fondelli e dimostrazione di arroganza). Di certo c'è un bel movimento, che porta chi ha paura di restare scoperto nei prossimi anni, vista la concomitanza di regionali e nazionali, a farsi due conti in tasca. E di farsi beffa degli elettori.
PS: Se qui su mi riferisco solo ad esponenti di Forza Italia (o Partito del Popolo della Libertà della Fregna della Scamorza o come minchia si chiama adesso), giuro, giuro, è solo dovuto al caso. Dopotutto non c'è molta scelta da queste parti.


Una panda bianca parte da Trapani e si dirige verso Palermo. Invece di puntare verso il capoluogo, prende lo svincolo Montelepre-Zucco. Sta per addentrarsi nel regno di Salvatore Lo Piccolo. A guidare l’auto un uomo sospettato di essere vicino a Cosa Nostra, anzi vicinissimo: secondo gli investigatori è l’autista dell’altro boss che si spartisce il controllo della mafia in Sicilia, Matteo Messina Denaro. È per questo che l’auto viene seguita a distanza sin dalla sua partenza da un gruppo di Carabinieri dei Ros di Trapani, in missione autonoma. Ed è per questo che l’auto svolta improvvisamente a pochi chilometri dall’appuntamento dei due boss. Probabilmente alla radio l’autista ha sentito alla radio che il summit appena cominciato nella villa di Giardinello è stata interrotta dagli agenti della catturandi di Palermo.
E' chiaro che c'è una dose di responsabilità nella rappresentazione dei personaggi. Sia per una questione per così dire morale (appunto di responsabilità) dell'evitare le apologie, più per onestà intellettuale dello scrittore, che per il timore reale di qualche emulazione. Ma mi rendo conto che quando si scrive di personaggi "cattivi" o comunque negativi ci si lascia prendere facilmente la mano. Dei fumetti che sto scrivendo in questi mesi, tre su cinque hanno per protagonista un "cattivo". E ho visto come sia divertente, intrigante e anche difficoltoso dare una motivazione e una caratterizzazione al "cattivo" che approfondisca realisticamente la psicologia più di un semplice "è buono e basta" o "è cattivo perché il papà lo picchiava". Ci si lascia prendere la mano, dicevo, dalla fascinazione del male, quasi morbosa, che è la stessa che spinge sei milioni di spettatori a seguire le gesta di un assassino come Provenzano o Michael Corleone. Per quel dovere morale di cui sopra, ma anche per riportarci con i piedi per terra e svegliarci da quella fascinazione, bisogna periodicamente ricordare la malvagità del villain. Nel 