15 dicembre 2007

Giovanni Dy Gregorio


Giovanni è un cornuto. Nel senso siciliano del termine, nel senso che è una persona furba, una testa "fina", un tipo in gamba. Uno che faceva il chimico, ha girato mezzo mondo, ha fatto di tutto, e che si è messo in gioco facendo fumetti. Fumetti "pensati", mica per farli. Brancaccio è tanto bello (grazie anche a Claudione) che è riuscito a spiccare nel marasma di uscite italiane raccogliendo premi su premi. E anche le sue storie per così dire "mainstream" sono intelligenti, e spiccano nella produzione seriale per le loro qualità. Volevo segnalarvi l'ultimo numero di Dylan Dog, scritto dal Di Gregorio, che tra l'altro segna il suo esordio sulla testata regolare dopo due puntatine speciali (tra cui sul Color Fest). Volevo spiegarvi quanto è bella e quanto è intelligente (sì, torno a ripeterlo) la storia che ha scritto, poi ho trovato una recensione su Lo Spazio Bianco che dice tutto quello che avevo in mente. Ve la incollo qui:
Dylan Dog#255 – La stanza numero 63
di Giovanni Di Gregorio e Ugolino Cossu
Sergio Bonelli Editore, dic. 2007 – 96 pagg. b/n bros. – 2,70€.

L'esordio sulla serie regolare di un nuovo autore crea sempre alcune attese. Attese che Giovanni Di Gregorio, premiato dal Comicon come migliore sceneggiatore del 2007 per il suo volume Brancaccio, non tradisce. La storia che imbastisce è una metafora di tutta la serie di Dylan Dog: il serial-killer che tenta di uccidere la ragazza bionda e bella; Dylan che si innamora, ricambiato, della bionda e bella; la Morte, sempre presente e umanizzata al massimo; Groucho assurdo e Bloch che non sa che pesci prendere. Il tutto condito con una salsa di autocitazionismo e di ironia anche caustica. E se Dylan dell'avventura che sta vivendo ci dice che è la metafora della vita, incomprensibile fino alla morte, che giunge spesso inattesa, la storia di Di Gregorio è il più totale omaggio meta-fumettistico della serie stessa. Omaggio anche del genere horror e delle caratterizzazione psicologiche dei personaggi di cui questo genere è infarcito. Buoni i disegni di Cossu che accompagnano una vicenda strana, alle volte addirittura incomprensibile, tanto da diventare inquietante per il lettore stesso, fino al colpo di scena finale, leggermente decompresso. Bella la copertina di Stano, una delle più affascinanti dell'annata dilandoghiana. (Salvatore Cervasio)

4 commenti:

Curioso ha detto...

No, ti prego, questa grafica no...

Marco Rizzo ha detto...

uhm... certo fa effetto, ma è un po' troppo poco sobria (per usare un eufemismo)...


beh vediamo.

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Posso dire che Giovanni è mostruoso (senza essere frainteso)?

Marco Rizzo ha detto...

certo! quindi finora giovanni è
- un cornuto
- mostruoso

liberi di aggiungere aggettivi, poi spediamo una raccomandata a Barcellona

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