30 giugno 2007

Relativismo alimentare

E' giusto mangiare un cane? Non so. A volte porto agli estremi certi miei ragionamenti, riflettendo criticamente su cose come la guerra preventiva, gli sceriffi mondiali e le decisioni calate dal cielo. Se non posso concepire che gli Stati Uniti bombardino l'Iraq solo perché (tra le altre cose) il leader non è più di loro gradimento o che il governo francese dica alle ragazze musulmane di non portare il velo, direi che questo mio a volte esagerato rispetto del relativismo culturale si può ampliare a questioni gastronomiche, anzi, etnogastronomiche. I filippini si mangiano i cani, e l'occidente civilizzato non solo si indigna, ma cerca di farli smettere. In Italia mangiamo le vacche. Ma l'India non viene a romperci i coglioni, ci mancherebbe. "Sì però i cani sono intelligenti". E da cosa dipende? Dagli occhioni dolci o dalle coccole? O dall'empatia che si sviluppa con l'animale? Se è per quello, ci sono persone che sviluppano grande intimità con i cavalli (non come pensate voi, fan di Cicciolina). Senza contare che a vedere come vengono trattati certi animali negli allevamenti o come avviene la macellazione, il criterio di simpatia per l'animale traballa.
Personalmente ho sempre preferito i gatti ai cani (affettivamente parlando), e ritengo che i gatti siano più vicini all'uomo del cane, che, diciamocela tutta, è un po' scemotto. Al gatto, come all'uomo, interessa solo dormire, scopare e mangiare. Ma non credo che mi incazzerei con un filippino se lo trovassi a mangiare un gatto. Forse non gli farei compagnia né assaggerei dal suo piatto, ma, come si dice, dalle mie parti "mangia a gusto tuo e vesti a gusto degli altri".

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