No, chiuso dalla Magistratura, forse, se il gup Deciderà l'archiviazione. Intanto oggi ho scritto due pezzi sulla vicenda, pubblicati su Ateneo, la testata dove faccio praticantato. Ma ci tengo a pubblicarli qui, a casa mia, dove resteranno ad imperitura memoria.
Alla vicenda sono molto legato emotivamente.
Ho ancora impressa una scritta su un muro del centro, rimasta lì dall'88 fino a pochi anni fa: "Mauro è vivo". Per i trapanesi, quel giornalista di Lotta Continua, polentone e barbuto, che vestiva di bianco e viveva insieme ai tossici, sembrava troppo fuori dagli schemi. Ma le cose che diceva erano autentiche e scomode, senza guardare in faccia a nessuno e senza mai inginocchiarsi. Nella Trapani dei Virga, dei Messina Denaro e dei D'Alì, di ieri e di oggi, non si parla più di Rostagno, tutti si sono dimenticati di lui, e sopratutto, di quello che diceva. Quella scritta è stata cancellata, e nessuno se ne è accorto.
Rischio archiviazione per le indagini
sulla natura mafiosa del delittoSarà rinviata a data da destinarsi l’udienza, prevista per domani, dove il gup del Tribunale di Palermo deciderà se accantonare o meno il filone di indagine sulla natura mafiosa del delitto Rostagno. I termini sono scaduti, e la Procura Antimafia aveva chiesto al giudice Maria Pino di mandarla in archivio: alcuni degli elementi acquisiti durante le indagini non sono sufficienti per un processo. Il rinvio è dovuto alla richiesta dell’avvocato della famiglia Rostagno, che ha chiesto il rinvio per studiare meglio le carte.
Tra gli indagati ci sono Vincenzo Virga, capomafia di Trapani, l’imprenditore Puccio Bulgarella e Francesco Messina Denaro, padre del boss Matteo, patriarca della mafia nel trapanese morto da latitante nel 1998.
Nel 1988 Mauro Rostagno era stato ucciso con sei colpi di fucile nella contrada Lenzi, nei pressi della comunità di recupero di tossicodipendenti che aveva contribuito a fondare. Non è mai stato chiaro se i mandanti sono da riferire a vendette interne alla comunità, al suo passato come fondatore di Lotta Continua o alle sue scoperte nell’ambito della lotta alla mafia, condotta come giornalista dai microfoni dell’ormai scomparsa rete locale Rtc. L’indagine della Procura Antimafia dovrebbe fare luce proprio su quest’ultimo aspetto dell’omicidio, avvalorato da alcune dichiarazioni di pentiti, che, secondo il sostituto procuratore Antonio Ingroia, “sono contraddittorie e quindi non considerabili per le indagini”.
Caso Rostagno, parla il pm Ingroia
"Quelle cassette scomparse
potrebbero raccontarci la verità"L’indagine della procura Antimafia sulla pista mafiosa dell’omicidio Rostagno è a un bivio. È stata rimandata a data da destinarsi l’udienza del giudice dell’udienza preliminare, prevista inizialmente per domani, che avrebbe dovuto valutare l’archiviazione del caso. “Il giudice – afferma Antonio Ingoia, che come sostituto procuratore ha seguito l’indagine della procura antimafia – potrebbe archiviare o disporre il processo, ma potrebbe anche proporre un altro termine per la scadenza delle indagini”. Secondo il Pm, "L’archiviazione non precluderebbe l’apertura del caso, mentre un’assoluzione per gli imputati farebbe perdere la speranza per qualsiasi riapertura."
La Procura ha affermato che gli elementi raccolti durante le indagini non bastano per un processo. Tra questi ci sono anche le dichiarazioni di pentiti come Siino (“Mi sono mosso per salvarlo, non volevo si facesse troppo rumore”), Brusca (“Fu Riina a dirmi che eravamo stati noi”) e Francesco Milazzo (“Da Virga mi venne l’ordine di staccare la luce a Lenzi all’ora del delitto”)?
“Gli elementi raccolti non sono bastevoli. Per quanto riguarda le dichiarazioni dei pentiti, c’è un collaboratore di giustizia, ad esempio, che dice che Virga non ne sapeva nulla. Anzi, a suo dire Virga era rimasto contrariato dalla vicenda perché avrebbe attirato le attenzioni su Trapani”.
E riguardo gli altri elementi?
“La perizia balistica fatta all’epoca dalla procura di Trapani aveva rivelato che a sparare non furono dei professionisti. Questo avvallerebbe la pista interna alla Saman ipotizzata da alcuni, ma a cui personalmente non ho mai creduto”.
Si è molto discusso su alcuni elementi misteriosamente spariti che potrebbero essere utili per le indagini, come alcune videocassette da cui Rostagno non si separava mai e di altre custodite nella sede di Rtc. Crede che il ritrovamento potrebbe rappresentare una svolta?
“Certamente. Se quelle cassette venissero mai trovate, si potrebbe verificare se davvero contengono riprese di carichi di armi destinati alla Somalia in partenza da un aeroporto vicino Trapani, come affermano alcuni. Ma se quelle videocassette non sono mai state ritrovate, c’era qualcuno che aveva fretta di farle sparire. E non ci spieghiamo come mai i cancelli di Rtc fossero aperti, permettendo a chiunque di entrare. Dubito che oggi, a tanti anni di distanza, quelle videocassette siano ancora in circolazione”.