SP: Molti conoscono la vicenda di Peppino grazie al film I cento passi. Lo stesso dicasi per Rosario Livatino (Il giudice ragazzino) o per Don Puglisi (Alla luce del sole). Davvero la memoria di questi uomini dal coraggio straordinario è legata alle singole iniziative culturali? Davvero ci sarebbe l'oblio altrimenti?
MR: La memoria collettiva è un’opera - appunto - collettiva. Tutti noi dovremmo fare la nostra parte per contribuire a mantenere viva la mappa dei ricordi fatta di questi volti di eroi dei nostri tempi. Ognuno lo fa a modo suo, chi con i film o i fumetti, chi con la musica, chi con il lavoro nelle scuole o nelle parrocchie, chi nelle forze dell’ordine e nella magistratura. C’è il rischio, altrimenti, che alcuni personaggi restino ingiustamente sconosciuti (si pensi a Giancarlo Siani, di cui si torna a parlare soltanto adesso) forse solo perché non fortunati ispiratori delle forme di impegno che citavo prima. O, forse, perché vittime di quelle operazioni di "cancellazione" che spesso le mafie mettono in atto, infangando i nomi di chi si oppone a loro o sminuendone la figura attraverso i mezzi più beceri. Forse dovrebbe essere la politica la prima sostenitrice del ricordo ma, oggi come oggi, sembra più impegnata a farci dimenticare le cose piuttosto che farcele ricordare.
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