16 agosto 2005

Dieci bottiglie di vino sulla cassa del morto

Le vacanze sono finite. Una croce sopra. Sono tornato in iperattività già da qualche giorno, se escludiamo il relax (ma che relax, vista la fatica di organizzare un falo' a Favignana!) di ferragosto. Si studia per gli esami di settembre, si fa ricarburare la redazione di CUS, si danno le ultime limature alle sceneggiature con la consegna imminente e si entra nel clou del lavoro sugli albi per Lucca. Unici lussi concessimi in questi giorni di frenetica ripresa dell'attività, una rassegna cinematografica privata, visto che sono stato 10 giorni senza vedere un film (se escludiamo una re-visione collettiva un po' sonnacchiosa di Pulp Fiction, qualche pomeriggio fa).
Ho rivisto C'era una volta in Messico, a mio parere antesignano di Kill Bill, per la mescolanza post moderna delle influenze registiche e i richiami pop-culturali (certamente meno spudorati) sia nel look, che nei dialoghi e nelle situazioni. E' un film di Sergio Woo e John Leone in tutto e per tutto, con una colonna sonora che gasa e degli attori divertentissimi. Molto diverso Sideways, film che in molti mi hanno consigliato anche prima che prendesse un paio di Oscar. Dello stesso regista ho apprezzato molto A proposito di Schmidt, e in questo film ho ritrovato lo stesso miscuglio dolce amaro di emozioni e sensazioni provati da persone alla ricerca di se stessi, dei propri limiti, dei propri errori, dei propri vizi e sopratutto del proprio futuro. Paul Giamatti è sempre un grande, speriamo che questo film lo lanci davvero, e Thomas Haden Church ha un gran carisma e una bella faccia di bronzo (che un po' ricorda quella di Willem Defoe).

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