Ieri l'ottimo Rino Giacalone da La Sicilia mi hanno chiesto un commento per un paginone su Mauro Rostagno nell'edizione di Trapani. Ho scritto, più che un editoriale, una proposta, apparsa sul giornale di oggi e che ripropongo qui di seguito. Se vi va di appoggiare l'idea, che pare abbia già destato attenzione sui social network, vi invito ad aderire al gruppo su Facebook.
“Gianni, inquadra quella munnizza”. “Ma è la stessa di ieri!”. “Appunto, così forse la tolgono.” Quando Mauro Rostagno percorreva il lungomare Dante Alighieri per farsi abbracciare dalla Piazza del Mercato del pesce, quando era ancora pulsante di vita, di odori e di sicilianità, riusciva a coglierne una bellezza nascosta sotto strati di munnizza. E così, il giornalista ammazzato dalla mafia nel 1988, sceglieva quello sfondo per molte delle sue interviste a quell’umanità varia e vera che bazzicava intorno ai lastroni di marmo e il ghiaccio.
Pezzi di colore che accompagnavano denuncie di storture, mafiosità e collusioni: un modello di lotta a Cosa Nostra irripetibile.
Eppure non mancarono le polemiche quando, nel 2002, il Comune di Trapani si decise a intitolare una via a Mauro Rostagno: una strada poco nota ai più, una traversa di via Marsala, a pochi chilometri da Xitta. Erano passati 14 anni dalla morte, un tempo troppo lungo per chi ritiene che il ricordo di Rostagno debba essere fonte di ispirazione, e dunque da custodire e coltivare, specie in una città smemorata come la nostra. O almeno, smemorata quando si tratta di questo tipo di celebrazioni. Invece fu necessario molto meno tempo per ribattezzare la città del Sale nella città della vela all’indomani dell’America’s Cup. E stando alle indiscrezioni di stampa, presto verranno incisi sul marmo i nomi di illustri militari dei Servizi Segreti dal passato inquietante. Ecco, mentre nel processo Rostagno emerge tutta l’ambiguità delle istituzioni, intitolare proprio quella chiazza alla memoria di Mauro potrebbe essere un segnale per dire da che parte sta Trapani. Un’occasione per testimoniare che questa non è la città che si tappa le orecchie mentre si muovono ingranaggi preoccupanti, ma è quella che ascoltava con religiosa attenzione e grande fiducia le parole di Mauro Rostagno. Sarebbe un segno di riconoscenza verso chi ha provato ad aprirci gli occhi, nonostante ancora oggi provino a bendarci. Con una vela, magari.
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