22 aprile 2009

Sgarbi



Dopo avere sentito che Vittorio Sgarbi si sarebbe candidato alle europee con l'UDC mi è tornata in mente questa intervista al sindaco di Salemi condotta per L'Isola Possibile a settembre (che vi avevo promesso e poi ho dimenticato... magari è un po' datata ma credo sia curiosa). Ne approfitto per segnare un'altra tacca per l'ennesimo fervente credenti nel matrimonio arruolato dal partito e segnalarvi che sul prossimo numero del supplemento siciliano del Manifesto ci sarà un mio pezzo su Dell'Utri. E ne approfitto anche per salutarvi visto che domani parto per il Comicon di Napoli...
“Cosa Nostra? A Salemi non esiste più”
Vittorio Sgarbi, l’antimafia che non ti aspetti

Una passeggiata di domenica mattina tra le vie di una cittadina da 11 mila abitanti sotto i riflettori dei media, tra chi spera e chi non si illude. E il primo cittadino Vittorio Sgarbi, dopo aver polemizzato con un giornalista che lo ha indicato vicino a personalità sospette, annuncia un museo sulla mafia: “Ormai lo Stato ha vinto”

La mafia a Salemi non esiste. Parola di Vittorio Sgarbi. Il sindaco più mediatico d’Italia ha ingaggiato una personalissima e quanto mai peculiare lotta contro Cosa Nostra dal suo regno nel cuore della provincia di Trapani, la stessa città che ha dato i natali agli imprenditori e mafiosi Ignazio e Nino Salvo. Prima smentendo categoricamente l’esistenza di mafiosi attivi a Salemi. Poi annunciando un museo della mafia, con consulenti di prestigio, da inaugurare nelle sale del castello normanno. E infine, presentando le sue iniziative come “l’antimafia dei fatti”.
Fino a poche settimane fa, dal suo insediamento lo scorso 30 giugno, non si può dire che la mafia sia stata al centro del dibattito della giunta, impegnata su iniziative forse di maggiore risalto mediatico.

Tra i vari eventi culturali promossi (spesso con una sorprendente attenzione da parte del curioso pubblico locale), ha spiccato la presentazione dell’ultimo libro dell’ex-magistrato nonché amico di Falcone e Borsellino, Giuseppe Ajala. Tra il pubblico si trovava un volto che alcuni cittadini salemitani conoscono bene: Pino Giammarinaro. Ex uomo forte della Dc nella provincia, già deputato nazionale grazie a ben 50 mila preferenze, dimessosi perché indagato per mafia, Giammarinaro fu poi assolto grazie a dei provvidenziali quanto inaspettati silenzi davanti al giudice da parte di quei pentiti che già lo avevano accusato durante le indagini preliminari. L’obbligo di dimora e la sorveglianza speciale ancora in corso pare non gli abbiano impedito in passato di restare un punto di riferimento a Salemi in periodo elettorale. Rino Giacalone ha parlato dei suoi sospetti sull’appoggio di Giammarinaro durante la campagna elettorale di Sgarbi sulle pagine di Articolo21.it, e ha ricordato che la città è stata la roccaforte dei cugini Salvo. Tanto è bastato per scatenare la replica di Sgarbi, che stando all’Ansa ha dato del mafioso al giornalista, proprio durante la presentazione della Confederazione nazionale delle associazioni antiracket. Ha poi attaccato “l’antimafia della retorica” e ha dichiarato che “secondo loro è come se mi fossi contaminato difendendo Pino Giammarinaro”. “Di lui – ha proseguito – si scrive sempre, ma non si parla mai di un deputato di Salemi del Pd [all’Assemblea Regionale, Ndr], Baldo Gucciardi, figlioccio di Ignazio Salvo".

Fatto sta che per il sindaco e critico d’arte, la mafia, a Salemi, non esiste proprio. “Le mie non sono le deduzioni di un personaggio bizzarro, ma il risultato di inchieste fatte dal comandante dei carabinieri, che ho interrogato per stabilire quale fosse l’incidenza mafiosa nella zona”, spiega Sgarbi ai nostri microfoni. “Qui ci sono solo 27 mafiosi, 8 in carcere e 19 a piede libero, alcuni dei quali – prosegue – vivono al limite dell’indigenza non avendo neanche i soldi per comprarsi da mangiare”.
Ma il sindaco osa spingersi ancora più in là, disegnando una mappa della Sicilia che potrebbe senz’altro apparire ottimistica: “Per quello che riguarda la mia esperienza, a Piazza Armerina, a Noto e a Salemi, posso affermare in modo definitivo che la mafia non c’è. E non c’è più a Messina (forse non c’è mai stata), a Enna, a Caltanissetta, a Ragusa e a Siracusa. Forse esiste ancora un po’ a Gela e a Trapani”. “Io credo a quello che vedo e sento – spiega Sgarbi con il consueto pragmatismo – e siccome dalla mafia non ho avuto segnali non posso negare che esista, ma posso negare che esiste il rapporto con i poteri che io ho frequentato”.
La provincia di Trapani è il territorio di Matteo Messina Denaro, l’inafferrabile super-boss che il capo dei capi Provenzano chiamava “il mio caro nipote”. E la Valle del Belice, di cui fa parte Salemi, pare che sia il suo regno incontrastato. Ma Sgarbi non la pensa così: “Di Messina Denaro ho sentito parlare anche io – afferma il sindaco – e non mi pare che la sua influenza si estenda fino a Salemi. Forse arriverà fino a Castelvetrano, ma bisognerebbe parlare con le persone per capire in che modo si sente questa presenza. Il fatto che sia latitante non vuol dire che sia veramente potente”.

Ma se ci sono, innegabili, gli arresti, i mafiosi da mettere in manette devono pur esserci da qualche parte. Un esempio è senz’altro la sequenza di operazioni che proprio tra Trapani e Marsala ha decimato i vertici dell’organizzazione e portato alla luce inquietanti connivenze tra imprenditoria, politica, massoneria e mafia. E in effetti Sgarbi precisa che “gli arresti segnalano una forza dello Stato rispetto alla mafia. Non sto dicendo che non ci sia il nemico, ma il nemico è battuto o piegato”. E per spiegare il successo della lotta alla mafia, tanto da potere dedicare all’organizzazione criminale addirittura un museo con consulenti come Ajala stesso o il giornalista Francesco La Licata, Sgarbi azzarda un paragone: “In Germania possono esserci, evidentemente, 10, 100, 1000 nazisti, ma non sono più al potere. Oggi il governo della Sicilia non è più un governo controllato dalla mafia. Come è possibile fare un museo sull’Olocausto ritengo sia possibile fare un museo sulla mafia”.
Ma così Sgarbi non finirà mica tra quei professionisti dell’antimafia che denigra tanto? “Ne sarei felice”, afferma. “Loro hanno avuto un tale vantaggio dalla loro azione che la mia posizione non retorica mi impedirà di diventarlo, sarò sempre un elemento contrastante”. Il primo cittadino cita chi ha coniato il termine: “A Leonardo Sciascia, che a differenza di altri che ne parlano ho conosciuto personalmente, ho dedicato il museo. E io non mi farò intimidire da qualsiasi forma di mafia e a maggior ragione da nessuna forma di antimafia”.

Di questi temi, in giro per Salemi, non se ne parla. Quando incontriamo i cittadini in una grigia domenica mattina, l’argomento di discussione preferito è la chiusura, per motivi di agibilità, dei locali della scuola elementare del centro storico. Questioni pratiche, decisioni impopolari. Anche se l’umore è tiepido, e nessuno comunque vuole sbilanciarsi nel giudizio sulla giunta Sgarbi (“È ancora presto per giudicare” è il commento ricorrente), tutto sommato l’attenzione dei media non infastidisce granché i salemitani. “La nostra città non ha mai avuto tanta pubblicità – racconta un anziano – e c’è stata una processione di turisti, giornalisti e curiosi, ma ne ha beneficiato solo qualche bar e ristorante”. I cittadini hanno anche notato volti noti affacciarsi più o meno mestamente: “Dopo Moratti, è venuto a Salemi anche Stefano D’Orazio dei Pooh, forse per vedere le case in vendita ad un euro”, racconta un cliente del bar della piazza principale. L’idea di recuperare le abitazioni del centro storico abbandonate dopo il terremoto del ’68 è stata sicuramente quella che ha destato più clamore a livello nazionale, anche se dovrà fare i conti con vincoli paesaggistici e norme antisismiche che ridimensioneranno la portata dell’iniziativa. I cittadini intanto fanno i conti anche con l’ordinaria amministrazione: per alcuni le strade “non sono mai state così pulite”, per altri “la vita a Salemi è quella di sempre, e i marciapiedi sono sempre pieni di sporcizia ed erbacce”.
L’unico a parlare di mafia è un giovane insegnante di scuola elementare, che cita Virgilio: “Temo i greci anche quando portano doni, come ho spesso ripetuto durante la campagna elettorale. Quando troviamo personaggi ambigui come Giammarinaro seduti al fianco di certe figure istituzionali viene da pensare”. “Io ho il sospetto – afferma – che la candidatura di Sgarbi sia stata strumentale. Quando la mafia veste i panni dell’antimafia assistiamo a un’operazione di alto riciclaggio politico”.
Prima di partire, incontriamo due adolescenti appoggiati ad un motorino. “In effetti, con tutta questa pubblicità, la città è più viva, c’è più movimento: Salemi si è ripresa dagli anni bui”, ci dicono. A pochi metri di distanza chiediamo ad una ragazza appena uscita dalla messa se la pensa alla stessa maniera: “Per convincerci a restare serve il lavoro – ammette – perché i riflettori oggi ci sono, domani chissà”.

MARCO RIZZO

2 commenti:

Fabrizio ha detto...

Cazzo, Marco, non hai fatto in tempo a salire a Torino che già la mafia in Sicilia non esiste più.

Uno si distrae un attimo...

:D

mario ha detto...

non si deve prendere sottogamba la mafia che è ancora forte in tutto il belice. salemi è e rimane sempre la culla dei salvo. castelvetrano è purtroppo abbandonata e trascurata da tutte le autorità e non ha mai ricevuto un becco di un quattrino x colpa dei paesi vicini. è buona solo x fare numero ma poi non riceve un tubo, forse se uscisse dal belice sarebbe meglio, xkè conta come il due di coppe in un mazzo di carte.
il parlamento non apre inchieste e la magistratura a marsala è inetta e incapace, prefetto e questore se ne fregano di 30000 abitanti lasciati allo sbando, vorrei sapere da certi catoni, cosa avverrebbe se venisse catturato il boss, nulla...paese morto è e paese morto rimane... ormai c'è un'ANTIMAFIA X COMODO ...

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