10 giugno 2011

Riappropriamoci delle parole (e dei sì)




Ripropongo qui un pezzo che ho già scritto per il blog su L'Unità. Non lo faccio mai, ma a questo tengo particolarmente.
Chiamatelo “Berlusconismo”, chiamatela “seconda repubblica”, chiamatelo come volete, ma pensate per un attimo a quanto la comunicazione politica, giornalistica e sociale sia cambiata da quella famigerata “discesa in campo” (giusto per citare un’altra locuzione post-berlusconi). Ma se davvero il vento sta cambiando, se davvero gli italiani vogliono mettere da parte un decennio e mezzo di furberie politiche, mancanze di rispetto verso le istituzioni, volgarità e piccolezze, il percorso passa anche dalle parole, dal loro uso e dal loro significato.
Ho sorriso quando ho visto quel “Forza Italia” sulla copertina dell’Espresso della scorsa settimana: sarebbe bello poterlo gridare allo stadio o in piazza (così come “forza azzurri”) senza dover pensare all’ufficio marketing che lanciò il partito-telenovelas-spottone del ’94. È bello sentire i vincitori delle elezioni amministrative a Milano e Napoli parlare di libertà: la libertà dal malaffare o dalla cattiva politica, la libertà vera. Non quella venduta come un prodotto a un “popolo” che invece sembra invece conoscere solo l’asservimento al padrone/presidente e alle sue libertà personali, in politica, a letto, negli affari, in tribunale.
Sarebbe bello che si tornasse a parlare di “cancro” non per offendere persone o tantomeno istituzioni, ma solo per ricordare il dramma di chi soffre o sostenere la ricerca.
È stato bello, quasi commovente, sentire parlare Ilvo Diamanti di “bene comune”, lunedì sera all’Infedele di Lerner (altro covo di pericolosi “comunisticomunisticomunisti!”), locuzione dimenticata anche a sinistra.
E sarà senz’altro bello tornare a dire di sì. Gli elettori della sinistra sono stati abituati, anzi spinti, a dire “no”. No al ponte, no alla Tav, no alle piattaforme petrolifere. Il “no” mi è sempre sembrato violento, perentorio, persino sgarbato, poco propositivo, poco di sinistra. Certo, rappresenta fermezza e decisione, e rifiuto dei compromessi. Ma sarà un altro soffio di vento nella giusta direzione, domenica 12 e lunedì 13 giugno dire sì per dire no: dire sì all’acqua a portata di tutti e libera dal giogo del profitto, dire sì alle energie alternative, rinnovabili e pulite, dire sì a un paese dove tutti hanno gli stessi diritti, e dove nessuno può pensare di essere processato diversamente dagli altri tutti. Dire sì a un’Italia dove tutto può essere usato nel modo più giusto. A cominciare dalle parole.

3 commenti:

Cristina Insinga ha detto...

Sono d'accordo con te! :) In quasi 22 anni di vita non avevo mai assistito a delle elezioni amministrative di questo genere! Dopo tanti anni finalmente si torna a respirare "aria di vera libertà", quella che per troppo tempo è stata negata a noi italiani. Sono molto fiduciosa sul referendum del 12 e 13 giugno. Credo che questa volta non ci saranno dei riscontri negativi, perché noi tutti finalmente abbiamo aperto gli occhi, e abbiamo a cuore la nostra libertà politica, sociale e anche "salutare", non credo che con una centrale nucleare si possa parlare di buona salute.
Il nano malefico e i suoi 4 compari su al parlamento, per troppo tempo sono stati convinti di avere il coltello dalla parte del manico, ma si sbagliavano, e domenica e lunedì gli daremo il colpo finale, quello che meritavano ormai da troppo tempo!
Grande come sempre! Mi piace leggere i suoi articoli, perché sono veri e autentici, a differenza dei mass-media che riportano le notizie a loro piacimento! Dicendo la verità, i fatti reali solo in parte.
:)

Marco Rizzo ha detto...

incrociamo l'incrociabile!

Marco Rizzo ha detto...

e grazie per i complimenti :)

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