Periodicamente il mondo del fumetto si rimescola e si agita per polemiche "interne". Solitamente al centro delle polemiche, che scatenano blogger e forumisti, c'è la percezione di un fumetto in particolare o del mezzo di comunicazione in generale. Credetemi, in questi anni tra forum di Comicus, conferenze alle fiere e giretti sul web ne ho viste tante. Io stesso ho contribuito a portare avanti una polemica su un libro Utet (vi ricordate l'affaire Restaino?).
Sul blog di Roberto Recchioni, che di queste cose ne sa, si è nuovamente oltrepassato il muro dei 100 commenti grazie a un post che rinviava al blog di Loredana Lipperini, giornalista e scrittrice. La Lipperini (dall'encomiabile curriculum) parla della copertina (da cui è tratta una locandina) dell'ultima uscita Beccogiallo, quella sul Massacro del Circeo, scritta da Leonardo Valenti e disegnata da Fabiano Ambu. Scrivo tranquillamente che stimo moltissimo Leo e Fabiano, che li ritengo ottimi professionisti e che li seguo con la curiosità del fan, non temendo che le mie parole possano essere ritenute viziate.
E non estrapolo nulla dal post della Lipperini perché ritengo sia meglio che venga letto nella sua interezza... compresi i suoi commenti che ampliano il tiro e chiariscono certe parole. Però ho paura anch'io come Rrobe... e ne approfitto per argomentare meglio i miei commenti scritti un po' di getto. Sarà perchè sto leggendo Le regine del Terrore di Davide Barzi (che ogni vero credente dovrebbe avere) e in certe posizioni rivedo certe uscite di quarant'anni fa contro Diabolik e i fumetti neri. Sarà perché mi sembra che da una locandina non si può arrivare a giudicare un intero libro, figurarsi un intero catalogo di una casa editrice (cosa che si trova più nei commenti che nelle parole della Lipperini, anche se quando parla di un certo legame con la "cultura dello stupro" vengono i brividi). Certi commenti, firmati da anonime lettrici come da letterati come Wu Ming I, fanno pensare che si tenda a rifuggire dal "disturbo" che quella copertina è intenzionata a trasmettere etichettandola come offensiva o addirittura come apologetica della violenza sessuale (guarda caso mentre in Italia gli stupri tornano ad essere notizia delle prime pagine). Brividi. Non si capisce che lo scopo era quello!? Sarò deviato io, ma che un'immagine che rappresenta (con simbologie "facili", d'accordo, ma forse per questo indubbiamente efficaci) uno stupro collettivo crei raccapriccio lo trovo non solo scontato, ma quasi doveroso. Non è marketing, o forse non solo quello, è un biglietto da visita per quello che ci aspetta oltre la copertina. Tra gli interventi esterni, che sono sparsi tra il blog di Roberto e quelli della giornalista, ci sono anche le voci di Gipi. Sapete quanto adori Gipi e tutto quello che scrive, filma e disegna. Ma non posso condividere alcune cose che dice. Da un lato concordo con certe osservazioni su quello che potrebbe non funzionare nel "meccanismo" Beccogiallo. E l'ho detto io stesso sia ad altri "colleghi" della scuderia sia alle menti dietro l'operazione. Ma non si può sminuire l'effetto della copertina dal punto di vista tecnico/comunicativo sottolineando il fatto che le due ragazze siano "due gnocchette". Si fa il gioco di quelli che la criticano e si sentono disturbati perché gli stupratori ridono (c'è anche questo, sissignore), senza pensare a quanto sia merficicato più beceramente il corpo femminile a tutte le ore, su tutti i canali e su tutti i muri d'Italia. Non sarà la copertina più bella della storia del fumetto, forse è una delle più "rifatte" del catalogo Beccogiallo (come potete vedere qui), ma per quanto comprenda il coinvolgimento di Gianni in queste vicende - apertamente dichiarato in Esterno Notte, LMVDM e anche in quei commenti - non si può trovare come errore nella copertina per quello che forse è invece uno degli elementi fondamentali per la riuscita del messaggio. Due ragazzine candide e pure/perfette soggiogati da mostri diabolici tratteggiati con i colori delle dittature. Poi, magari, alla fine è tutta questione d'approcci, e in quello Gipi e Fabiano non dico che sono agli antipodi ma certamente sono distanti.
Ho un motivo in più per essere preoccupato: come vi ho anticipato qualche tempo fa, di almeno due soggetti che ho scritto nel corso del 2008, uno riguarda un personaggio "cattivo", del tutto negativo, il fascista Primo Cossi, l'altro è una ricostruzione basata su vere testimonianze di una serie di stupri. Anzi, è proprio incentrato sullo stupro sistematico come arma di guerra. Non ve ne ho ancora parlato e lo farò più ampliamente solo quando i tempi saranno più maturi.
In effetti, mi sono preoccupato in fase di soggetto (e nel caso di Primo Cossi anche in sceneggiatura) di quelle che sarebbero potute essere le reazioni. Più che altro perché certi tabù culturali - anche mondiali, come in questi casi - possono essere esposti al pubblico ludibrio con una locandina e solo sulla base di quella venire discussi e giudicati. E l'autore dovrà essere attento a non apparire apologetico (come ahinoi in certi casi è successo) se non nella locandina/copertina, quantomeno nei contenuti. L'alternativa, ovviamente secondo la mia modestissima opinione, è quella di essere crudi e spietati (o perdersi in favolose metafore... cosa che non è nel mio stile). Ed è la strada che ho scelto: è quella che ti impedisce di immedesimarti nel personaggio. Quella che te lo presenta come un verme spregevole che non ha rispetto per la vita umana. Ma a questo punto, devo temere che tanta crudezza possa spaventare qualcuno al punto da non aprire il volume e fuggire, coprendosi gli occhi.
Sul blog di Roberto Recchioni, che di queste cose ne sa, si è nuovamente oltrepassato il muro dei 100 commenti grazie a un post che rinviava al blog di Loredana Lipperini, giornalista e scrittrice. La Lipperini (dall'encomiabile curriculum) parla della copertina (da cui è tratta una locandina) dell'ultima uscita Beccogiallo, quella sul Massacro del Circeo, scritta da Leonardo Valenti e disegnata da Fabiano Ambu. Scrivo tranquillamente che stimo moltissimo Leo e Fabiano, che li ritengo ottimi professionisti e che li seguo con la curiosità del fan, non temendo che le mie parole possano essere ritenute viziate.
E non estrapolo nulla dal post della Lipperini perché ritengo sia meglio che venga letto nella sua interezza... compresi i suoi commenti che ampliano il tiro e chiariscono certe parole. Però ho paura anch'io come Rrobe... e ne approfitto per argomentare meglio i miei commenti scritti un po' di getto. Sarà perchè sto leggendo Le regine del Terrore di Davide Barzi (che ogni vero credente dovrebbe avere) e in certe posizioni rivedo certe uscite di quarant'anni fa contro Diabolik e i fumetti neri. Sarà perché mi sembra che da una locandina non si può arrivare a giudicare un intero libro, figurarsi un intero catalogo di una casa editrice (cosa che si trova più nei commenti che nelle parole della Lipperini, anche se quando parla di un certo legame con la "cultura dello stupro" vengono i brividi). Certi commenti, firmati da anonime lettrici come da letterati come Wu Ming I, fanno pensare che si tenda a rifuggire dal "disturbo" che quella copertina è intenzionata a trasmettere etichettandola come offensiva o addirittura come apologetica della violenza sessuale (guarda caso mentre in Italia gli stupri tornano ad essere notizia delle prime pagine). Brividi. Non si capisce che lo scopo era quello!? Sarò deviato io, ma che un'immagine che rappresenta (con simbologie "facili", d'accordo, ma forse per questo indubbiamente efficaci) uno stupro collettivo crei raccapriccio lo trovo non solo scontato, ma quasi doveroso. Non è marketing, o forse non solo quello, è un biglietto da visita per quello che ci aspetta oltre la copertina. Tra gli interventi esterni, che sono sparsi tra il blog di Roberto e quelli della giornalista, ci sono anche le voci di Gipi. Sapete quanto adori Gipi e tutto quello che scrive, filma e disegna. Ma non posso condividere alcune cose che dice. Da un lato concordo con certe osservazioni su quello che potrebbe non funzionare nel "meccanismo" Beccogiallo. E l'ho detto io stesso sia ad altri "colleghi" della scuderia sia alle menti dietro l'operazione. Ma non si può sminuire l'effetto della copertina dal punto di vista tecnico/comunicativo sottolineando il fatto che le due ragazze siano "due gnocchette". Si fa il gioco di quelli che la criticano e si sentono disturbati perché gli stupratori ridono (c'è anche questo, sissignore), senza pensare a quanto sia merficicato più beceramente il corpo femminile a tutte le ore, su tutti i canali e su tutti i muri d'Italia. Non sarà la copertina più bella della storia del fumetto, forse è una delle più "rifatte" del catalogo Beccogiallo (come potete vedere qui), ma per quanto comprenda il coinvolgimento di Gianni in queste vicende - apertamente dichiarato in Esterno Notte, LMVDM e anche in quei commenti - non si può trovare come errore nella copertina per quello che forse è invece uno degli elementi fondamentali per la riuscita del messaggio. Due ragazzine candide e pure/perfette soggiogati da mostri diabolici tratteggiati con i colori delle dittature. Poi, magari, alla fine è tutta questione d'approcci, e in quello Gipi e Fabiano non dico che sono agli antipodi ma certamente sono distanti.
Ho un motivo in più per essere preoccupato: come vi ho anticipato qualche tempo fa, di almeno due soggetti che ho scritto nel corso del 2008, uno riguarda un personaggio "cattivo", del tutto negativo, il fascista Primo Cossi, l'altro è una ricostruzione basata su vere testimonianze di una serie di stupri. Anzi, è proprio incentrato sullo stupro sistematico come arma di guerra. Non ve ne ho ancora parlato e lo farò più ampliamente solo quando i tempi saranno più maturi.
In effetti, mi sono preoccupato in fase di soggetto (e nel caso di Primo Cossi anche in sceneggiatura) di quelle che sarebbero potute essere le reazioni. Più che altro perché certi tabù culturali - anche mondiali, come in questi casi - possono essere esposti al pubblico ludibrio con una locandina e solo sulla base di quella venire discussi e giudicati. E l'autore dovrà essere attento a non apparire apologetico (come ahinoi in certi casi è successo) se non nella locandina/copertina, quantomeno nei contenuti. L'alternativa, ovviamente secondo la mia modestissima opinione, è quella di essere crudi e spietati (o perdersi in favolose metafore... cosa che non è nel mio stile). Ed è la strada che ho scelto: è quella che ti impedisce di immedesimarti nel personaggio. Quella che te lo presenta come un verme spregevole che non ha rispetto per la vita umana. Ma a questo punto, devo temere che tanta crudezza possa spaventare qualcuno al punto da non aprire il volume e fuggire, coprendosi gli occhi.
5 commenti:
Appena ho due minuti posto una strepitosa prima pagina del Cittadino di Lodi risalente ai primi mesi di lavoro del celeberrimo Dott. Comm. Francesco Novello...
E' del 1959, compie mezzo secolo ma sembra scritta ieri.
Dalla Lipperini, peraltro.
Ed è esattamente lo stesso approccio che ho avuto nello scrivere il Massacro...
Sulla copertina, non aggiungo nulla, il tuo post è esaustivo.
Comunque, grazie e a presto
L
La Lipperini mi fa venire in mente Kamandi.
Soprattutto tutte quei personaggi con le teste di animali.
Ecco, non ti dico che testa ci ha, la suddetta...
Fab
grazie a te per l'intervento Leo, e appena avrò letto il volume ti dirò (come ormai nostra tradizione).
Davide, trova quei due minuti! ;)
http://davidebarzi.blogspot.com/2009/01/cinquantanni-e-non-sentirli.html
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