13 maggio 2007

U' candidatu - terza parte

La vera riunione operativa sul futuro del candidato Pino lo aspettava a casa, dopo cena, con la moglie Maria Rosa. Seguendo i consigli dell'Onorevole, Pino si era trovato a ridimensionare l'intero bilancio familiare. Le spese per manifesti, volantini, e quant'altro, ovviamente, erano a carico del candidato. Se Maria Rosa aveva accolto con indifferenza l'idea della candidatura del marito, non si poteva dire lo stesso dell'idea di togliere metà dei risparmi per l'università della figlia e dei ritocchini alle quote-spesa-del-sabato, virate verso l'essenziale per le frittate di cipolla. La faccia della casalinga era diventata dello stesso colore dei capelli, frutto di una prodigiosa mescolanza tra il prugna e il rosso.
Alla fine, dopo due ore di accesa discussione, Pino era giunto ad un marketing planning formidabile. Le spese per i volantini e i manifesti sarebbero state detratte dai fondi per l'affitto della casa a San Vito lo Capo (che inevitabilmente, quest'anno, saltava) e dal fondo-studio della piccola Anna, fiduciosi che l'aspirazione della bambina di mollare gli studi e diventare velina potesse restare negli anni dell'università.
Come comitato elettorale, sarebbe stato usato il negozio di Rosalia, la sorella parrucchiera di Maria Rosa.
"Maria, ma tua sorella mi odia! Chiederle un favore del genere significa che me la devo sopportare a casa nostra per tutti i prossimi natali, pasqua e capodanno!"
"Miii, e come fai, Pino! Che è meglio affittare un locale? Tranquillo, quando poi sarai consigliere comunale potremo permetterci qualche sfizio!"

Maria Rosa, quando era andata a chiedere alla sorella il permesso di usare lo spazio del negozio come comitato elettorale, si sentiva un po' una first lady. Rosalia faticava a riconoscere la sorella in quel tailleur verde acqua in stile Jaqueline Kennedy acquistato dai cinesi. La parrucchiera aveva dato l'assenso, ma a patto che gli sarebbe stato pagato un affitto e che per mezza giornata avrebbe potuto continuare a lavorare. Pino intanto era dal tipografo, amico di amici, a disperarsi sui preventivi dei manifesti e volantini elettorali, mentre il tipografo aggiungeva un altro nome alla lista di aspiranti politicanti da spennare, che da soli permettono alle loro ditte di esistere in città dove praticamente non esistono pubblicazioni su carta di alcun tipo.
(continua...)

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